Enrico Girardi presenta Parsifal a Torino

Il dramma sacro di Wagner nell’allestimento di Tiezzi e Paolini
Debutta sul podio del Regio Bertrand de Billy

Teatro Regio, mercoledì 26 gennaio 2011 ore 18

Il nuovo anno inizia con il Parsifal di Richard Wagner che andrà in scena a partire da mercoledì 26 gennaio alle ore 18 nell’allestimento firmato dal regista toscano Federico Tiezzi. Le scene sono di Giulio Paolini, pittore, scultore, artista di punta dell’arte concettuale, cui il Regio dedica un omaggio portando a Torino uno dei suoi allestimenti più significativi. L’Orchestra e il Coro del Teatro Regio saranno diretti dal maestro parigino Bertrand de Billy, attualmente Direttore principale presso l’Orchestra della Radio di Vienna, al suo debutto al Regio; i Cori (partecipa anche il Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “Giuseppe Verdi”) saranno istruiti dal maestro Claudio Fenoglio.

Protagonista dell’ultima fatica di Wagner, un magnifico sestetto di specialisti: nel ruolo del titolo, il tenore britannico Christopher Ventris uno degli interpreti di riferimento per Parsifal, che ha interpretato a Bayreuth dal 2008 per tre anni consecutivi. Christine Goerke, soprano drammatico newyorkese di grande versatilità, saprà dare vita e penetrare la complessa femminilità di Kundry; altra voce di casa a Bayreuth è il basso coreano Kwangchul Youn che è Gurnemanz, il più anziano tra i cavalieri di Monsalvat; Amfortas ha la voce del baritono tedesco Jochen Schmeckenbecher, cui fa da contraltare il basso Mark S. Doss – indimenticabile Balstrode nel Peter Grimes della passata Stagione – nelle vesti del perfido Klingsor; Kurt Rydl è Titurel, padre di Amfortas.

Il «dramma sacro», così definito dallo stesso Wagner, ha una genesi durata trentasette anni. A partire dal primo incontro, nel 1845 a Marienbad, del musicista di Lipsia con il Parzival, poema di Wolfram von Eschenbach all’epoca della lavorazione del Lohengrin; ma fu solo nel 1857 a Zurigo – il giorno del Venerdì Santo, se si presta fede all’autobiografia del compositore – che, complici gli odori e la quiete di inizio primavera, gli tornò alla mente il soggetto, dimenticato per anni, e il Parsifal iniziò a prendere forma. Una prima stesura è del 1865, ma la definitiva fu pubblicata solo nel 1877; quanto alla partitura venne portata a termine nel 1882. Il 26 luglio dello stesso anno debutta al Festspiele di Bayreuth con la direzione di Hermann Levi al quale Wagner, nel corso dell’ultima recita, tolse la bacchetta per dirigere personalmente il terzo atto del suo dramma: un congedo dalla propria arte e dal mondo. Richard Wagner morì l’anno dopo.

Come scrisse Debussy: «… il Parsifal è uno dei più bei monumenti sonori che siano stati elevati alla gloria imperturbabile della musica», e rappresenta, per la ricchezza di simboli, intreccio di elementi filosofici, letterari e religiosi, una pietra miliare della storia musicale dell’800. Nel Parsifal è forte il pensiero del Buddha, cui Wagner si era avvicinato sull’onda dell’interesse per la filosofia di Schopenhauer; il doloroso cammino di Parsifal è quello dell’Umanità verso la perfezione, la redenzione conquistata attraverso il dolore, l’estinzione dello stesso attraverso la rinuncia al desiderio. La storia, spiega Federico Tiezzi «è un percorso dello spirito che ho scelto di riprodurre in soggettiva, attraverso gli occhi del protagonista».  Amfortas, figlio di Titurel, custode della lancia di Longino e del Graal – il sacro calice utilizzato da Gesù nell’ultima cena (e nel quale, dopo la crocifissione, Giuseppe d’Arimatea ne raccolse il sangue) – non ha saputo resistere al fascino della splendida Kundry ed è stato ferito dal mago Klingsor. Nonostante i mille tentativi la ferita non si rimargina, essa «… non provoca un dolore fisico, ma esistenziale» chiarisce Tiezzi «senza ferita, però, non ci sarebbe guarigione: Parsifal che dona salvezza attraverso la conoscenza è metafora dell’arte che redime». Di qui l’uso del colore, o dell’assenza dello stesso, il primo atto è dunque «immerso nel nero, ovvero il buio cieco della mente che ancora non sa; il secondo atto si consuma in una tinta indefinita, di passaggio purgatoriale; l’ultimo atto è bianco, come la luce della coscienza che si fa ragione». Nel secondo atto, Klingsor spinge Kundry a sedurre Parsifal, ma il ragazzo, proprio nel momento in cui sta per cedere alla tentazione, comprende il significato del dolore e della ferita di Amfortas e allontana la donna; la lancia di Longino, scagliata da Klingsor contro Parsifal, si ferma a mezz’aria, il giovane l’afferra e l’incubo svanisce. Ecco, dunque, l’incantesimo del Venerdì Santo: la natura torna a risplendere, Kundry, novella Maddalena, lava i piedi di Parsifal e li asciuga con i suoi capelli: alla cerimonia del Graal, Parsifal tocca la ferita di Amfortas con la lancia e questa guarisce miracolosamente. «Il Graal è conoscenza», chiosa Tiezzi.

Giulio Paolini rappresenta il Graal con un raggio di luce che attraversa la scena, «quasi che il Tempo potesse sostituirsi al sangue di Cristo»; tutta l’opera è ambientata in uno spazio ideale, un «Museo di scienze spirituali» spiega Paolini «dove i reperti tramandati dalla Storia appaiono accuratamente e rispettosamente conservati, ma resi ormai irriconoscibili dal Tempo. Anche Parsifal si sdoppia (appare replicato dalla statua dell’Hermes di Prassitele): corpo e anima, attualità e perennità del classico, il confluire del tempo nello spazio» come ben illustra la frase che Gurnemanz rivolge a Parsifal nel primo atto: «vedi, figlio mio, qui il tempo si fa spazio»: la vera idea dominante del racconto wagneriano.

L’allestimento, realizzato nel 2007 per il Teatro San Carlo di Napoli, si avvale dei  costumi di Giovanna Buzzi e delle luci di Luigi Saccomandi.

Nel corso delle otto recite, (prova generale domenica 23 gennaio ore 15) dal 26 gennaio al 6 febbraio, nei ruoli dei protagonisti si alterneranno: Jason Collins (Parsifal), Heidi Brunner (Kundry), Kay Stiefermann (Amfortas), Kurt Rydl (Gurnemanz), Arutjun Kotchinian (Titurel).

Parsifal sarà presentato al pubblico da Enrico Girardi nell’Incontro con l’Opera che si terrà al Piccolo Regio Puccini mercoledì 19 gennaio alle ore 17.30 e sarà trasmesso in diretta da Rai-Radio3 il 26 gennaio alle ore 18.

Biglietteria del Teatro Regio, piazza Castello 215 – Tel. 011.8815.241/242 – e-mail: biglietteria@teatroregio.torino.it – teatroregio.torino.it.