Flauto Nero al Ravenna Festival

La coloratissima festa del ‘Flauto Magico’ che arriva dal Sud Africa
Al Teatro Alighieri, in esclusiva italiana, ‘Mozart’s The Magic Flute – Impempe Yomlingo’
Giovedì 30 giugno, repliche 1, 2, 3 luglio (ore 21)

I bambini ascoltano le fiabe a bocca aperta, ammaliati dalle cose meravigliose che vi accadono ed anche Ravenna Festival riesce da sempre a suscitare questa emozione, la meraviglia e lo stupore appunto. Ed ecco che giunge ora l’attesissimo ‘Mozart’sThe Magic Flute – Impempe Yomlingo’ sudafricano, del regista Mark Dornford-May, dove l’immaginifico testo di Schikaneder e l’immortale partitura di Mozart si trasformano in un musical gioioso e coloratissimo, dal ritmo incalzante ma colmo di poesia ed incanto. La produzione, che ha ottenuto il ‘Laurence Olivier Award’, prestigioso riconoscimento teatrale inglese, è di Eric Abraham-Isango Ensemble. Lo spettacolo è in scena al Teatro Alighieri, in prima italiana, in esclusiva per Ravenna Festival: debutto giovedì 30 giugno; repliche 1, 2, 3 luglio (sipario alle 21).

Un’esplosione di gioia, splendido, indimenticabile, giovane ed esuberante: sono solo alcuni fra i commenti espressi dai più blasonati critici teatrali inglesi all’apparizione sulle scene del West End nel 2007 di questo ‘Flauto Magico’ in versione africana, che proprio nel regno britannico del musical si è conquistato un paio di ambitissimi premi. Se nel Singspiel di Schikaneder il luogo dell’azione era un fantastico e fiabesco Egitto, l’ambientazione che ne dà il regista Mark Dornford-May è un Sudafrica che oscilla tra modernità e passato tribale. Ma è uno sguardo questa volta dall’interno del continente africano, senza esotismi di maniera quello che proporrà Isango Portobello, compagnia teatrale di Cape Town, probabilmente la più importante realtà teatrale di colore attiva nel mondo, fondata dallo stesso Dornford-May e dal produttore sudafricano Eric Abraham. La fiaba di Tamino, Pamina, Papageno, Sarastro, della Regina della notte e del perfido Monostatos rivive a Khayelitsha, un popolatissimo sobborgo di Cape Town, assieme a un’orchestra di marimbe che ripropone la partitura di Mozart evidenziandone una dimensione ‘groove’ non così estranea alla musicalità dell’enfant terrible salisburghese.

“Mi trovavo lì da qualche anno. Nel 2000 – racconta Mark Dornford-May, riassumendo la genesi del lavoro – ero stato invitato in Sudafrica per creare una produzione teatrale della Carmen di Bizet. Mi sono innamorato del paese e della sua gente, e soprattutto mi sono innamorato di una donna! Ho goduto del periodo più ispirato e creativo della mia carriera, lavorando in questa nuova democrazia, dalla quale escono talenti musicali davvero straordinari”. La Carmen ‘sudafricana’ ha un successo straordinario, ne nasce una versione cinematografica e il regista accetta la sfida di un ‘Flauto Magico’ tutto sudafricano.

“Per le sue caratteristiche di favola, il ‘Flauto magico’ si presta a vari tipi di rilettura. Ma credo anche – prosegue Dornford-May – che sia uno fra i più complicati e intricati lavori di teatro musicale che siano mai stati scritti. Quindi è anche facile rovinarlo lavorandoci troppo su; per questo ho cercato di individuare un mondo che potesse essere sia reale che magico. La storia, poi, è perfetta. Mozart l’ha ambientata in Africa e noi l’abbiamo soltanto spostata in Sudafrica. A tratti abbiamo aggiunto elementi di musica tradizionale, ma mai al di fuori della storia o delle intenzioni del suo autore. Non so cosa avrebbe pensato Mozart, spero solo che lo avrebbe giudicato un buon lavoro. Sir Simon Rattle, direttore della Filarmonica di Berlino, mi ha mandato un messaggio dopo la prima; diceva: ‘Ho appena sentito Wolfgang… gli è piaciuto moltissimo’, quindi mi sento di dire che Mozart avrebbe sorriso”.

L’allestimento scenico scelto dal regista è semplicissimo: soltanto una grande piattaforma rialzata in legno, uno spazio che porta gli attori a essere creativi e il pubblico a usare l’immaginazione. La forma e lo stile riprendono il teatro elisabettiano. La compagnia indossa costumi che si rifanno agli stili e ai colori africani, ma non sono costumi tradizionali: riflettono però le varie culture del continente.

“Suoniamo tutte le note di Mozart, ma sulle marimbas. La marimba è uno strumento tradizionale africano che somiglia a un grande xilofono di legno. Quelli che utilizziamo noi sono stati costruiti appositamente per riprodurre tutte le note, sia acute che basse, che ci occorrono. A tratti sono i cantanti ad eseguire un passaggio destinato all’orchestra, per conferire alla musica una diversa qualità”, aggiunge Mark Dornford-May. Che conclude: “La storia di Mozart e Schikaneder tratta della lotta nella ricerca della pace, sia come individui, sia come collettività; tema che riflette il passato del Sudafrica. Ma, ancora, si tratta di una lotta per raggiungere la conoscenza di sé e di una comunità che guarda al proprio futuro. Dal mio punto di vista, dopo la lotta per la democrazia in Sudafrica, è anche la rappresentazione di come la gente sia pronta a rischiare la propria vita per gli ideali di verità e giustizia per tutti. Solo attraverso la tolleranza e la comprensione l’uomo può evolversi e diventare ciò che il Creatore voleva che fosse”.

Classe 1955, Mark Dornford-May dopo aver studiato drammaturgia all’università di Bristol, ha lavorato con la Royal Shakespeare Company. Successivamente dà vita a gruppi teatrali a Bristol. Monta spettacoli a Sheffield, Londra, negli Usa e in Canada. Nel 2000 si stabilisce in Sudafrica dove fonda l’Accademia d’arte drammatica Dimpho Di Kopane, insieme a Charles Hazlewood. Appassionato anche di opera lirica, mette in scena ‘The Beggar’s Opera’ e nel 2002 una ‘Carmen’ ambientata in un ghetto sudafricano con una giovane interprete, Pauline Malefane, dalla voce potente. Pauline diventa sua moglie; intanto Dornford-May, riesce a trovare i tre milioni di dollari necessari a produrre il proprio film d’esordio ‘U-Carmen eKhayelitsha’ in lingua Xhosa, e passa con naturalezza al cinema vincendo nel 2005 l’Orso d’oro a Berlino.

Lo spettacolo è reso possibile grazie al determinante contributo di: Autorità Portuale di Ravenna (in collaborazione con Acmar e Consorzio Ciro Menotti), C.M.C. Ravenna, Legacoop Ravenna, Iter e Federazione delle Cooperative della Provincia di Ravenna.

Info 0544 249244 ravennafestival.org
Biglietti da 15 euro (loggione) a 35 euro (32 ridotti).
“I giovani al festival”: fino a 14 anni 5 euro, da 14 a 18 anni (50% tariffe ridotte), fino a 26 anni ‘ridotti’.