EDMUND KEAN A SARSINA

Genio e Sregolatezza
di Claudio Forti

Sabato 13  agosto
SARSINA – Arena Plautina, ore 21,30

FENICE srl
presenta

GIUSEPPE PAMBIERI
in

Genio e Sregolatezza
di Claudio Forti

al violino Cristina Enna

musiche di Ottavio Sbragia
scene a cura di Marina Radice
costumi a cura di Isabel Angarita

Regia di Giuseppe Pambieri – Luca Simonelli

Il cartellone del Plautus Festival 2011 si avvia alla conclusione sabato prossimo 13 agosto con lo spettacolo EDMUND KEAN – Genio e Sregolatezza, di Claudio Forti, per la regia di Giuseppe Pambieri e Luca Simonelli, al quale seguirà la replica, a grande richiesta, del MILES GLORIOSUS di Plauto il 20 agosto.
Giuseppe Pambieri, accompagnato dal violino di Cristina Enna, porta in scena la tormentata esistenza di Edmund Kean, attore romantico inglese dallo straordinario talento, vissuto a cavallo fra ‘800 e ‘900.
Insuperabile interprete di Shakespeare alla ricerca, forse, almeno nei suoi ruoli, di un po’ di pace, a dispetto di una vita, quella del vero artista, sempre divisa fra genio e sregolatezza.
Un appuntamento che si preannuncia ricco di suggestioni e di forte carica emotiva, grazie al talento di un attore che ha segnato in positivo le ultime edizioni del Festival.

Nell’incipit dello spettacolo è riassunta tutta la tragica vicenda umana del grande attore:

E quando uscii dal grembo di mia madre
io venni fuori coi piedi in avanti
Oh! meraviglia della levatrice
Oh! pianto delle donne nel vedere
che la mia bocca avea già tutti i denti!
Questo era segno chiaro e manifesto
che avrei ringhiato e morso come un cane.

Riccardo Terzo. Io!! Avete mai sofferto la fame, voi?
Io si. Per dieci anni, lunghi, prima di essere accettato.
E non venite a dirmi che altri attori hanno dovuto aspettare più di me prima di avere l’approvazione di Londra, l’approvazione del teatro Drury Lane.
Quelli non si chiamavano Edmund Kean.

Messo in scena per la prima volta nel 1989 con l’interpretazione di Ben Kingsley, racconta la travolgente vita di Edmund Kean. Nello spettacolo Kean è concepito come un mostro, un uomo sfrenatamente ambizioso, perennemente alla ricerca di una fama immediata. Un uomo convinto in modo paranoico che tutti cospirino contro di lui, un megalomane che non permette a nessuno di splendergli accanto, un uomo sinistro, un vulcano di rancore accumulato, un temporale di veleno, un torrente di bile: un uomo con una spinta incontenibile all’autodistruzione che già a trent’anni si è completamente consumato. Sì, Kean è un mostro, abbrutito dall’alcool e sifilitico. Ma Kean è il primo grande attore romantico e l’insuperabile interprete di Shakespeare. Tutto lo spettacolo oscilla tra il suo carattere e quello dei personaggi che interpreta sulla scena, temprati dalle esp erienze della sua vita. Le sue ambizioni riecheggiano nel Riccardo III. La sua misantropia sempre più profonda evoca Coriolano e Timone. Quando la sua mente è sconvolta si trasforma in Re Lear. L’addio di Otello: “Addio per sempre, pace dell’anima mia, addio felicità del cuore!”, è visto come la chiave per comprendere la sua vera personalità. Per Kean non c’è e non può esserci tranquillità né appagamento. Nell’addio mette a nudo la sua anima tormentata.
Fra tutte le paranoie, le megalomanie, le fanfaronate, le sbornie, le storie con le prostitute, Kean rimane, comunque, una grande voce che chiede, implorante, pietà e comprensione.