Torna a Venezia il Don Giovanni di Michieletto

Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart al Teatro La Fenice
Martedì 20 settembre 2011 alle ore 19.00 (prelazione turno A) andrà in scena al Teatro La Fenice la ripresa della fortunata produzione di Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart presentata dal teatro veneziano nel maggio 2010 e vincitrice nel 2011 di un Premio Abbiati (a Paolo Fantin e Carla Teti per le scene e i costumi) e di cinque Opera Award (a Damiano Michieletto per la regia, Paolo Fantin per le scene, Carla Teti per i costumi, Alex Esposito per il ruolo di Leporello e all’intero allestimento come miglior spettacolo della stagione 2010). Prima tappa di un ambizioso progetto volto a proporre un’interpretazione originale e unitaria della trilogia dapontiana, Don Giovanni sarà seguito il 14 ottobre dal nuovo allestimento delle Nozze di Figaro, affidato allo stesso giovane e apprezzato team creativo (completato dal light designer Fabio Barettin).
L’opera, che costituisce il nono appuntamento lirico della Stagione 2011, sarà diretta, da Antonello Manacorda. Del doppio cast, anch’esso in gran parte invariato, faranno parte Markus Werba e Simone Alberghini nel ruolo di Don Giovanni, Anita Watson ed Elena Monti in quello di Donna Anna, Antonio Poli e Mario Zeffiri in quello di Don Ottavio, Goran Jurić e Abramo Rosalen in quello del Commendatore, Carmela Remigio e Maria Pia Piscitelli in quello di Donna Elvira, Vito Priante, Simone Del Savio e Alex Esposito in quello di Leporello, Borja Quiza e William Corrò in quello di Masetto, Irini Kyriakidou e Caterina Di Tonno in quello di Zerlina.
Don Giovanni, dramma giocoso in due atti KV 527 su libretto di Lorenzo Da Ponte derivato dal dramma El burlador de Sevilla y convidado de piedra di Tirso de Molina attraverso il libretto Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giovanni Bertati, fu rappresentato per la prima volta al Nostitz-Theater di Praga il 29 ottobre 1787 e costituisce (accanto alle Nozze di Figaro e Così fan tutte) il secondo dei tre capolavori teatrali nati dalla collaborazione fra Mozart e il librettista italiano Lorenzo Da Ponte, e uno dei vertici del teatro musicale di tutti i tempi.
La prima di martedì 20 settembre 2011 sarà seguita da undici repliche, mercoledì 21 (prelazione turno E), giovedì 22 (prelazione turno D) e venerdì 23 (fuori abbonamento) alle ore 19.00, sabato 24 (prelazione turno C) e domenica 25 (prelazione turno B) alle 15.30, martedì 27, mercoledì 28, giovedì 29 e venerdì 30 (fuori abbonamento) alle 19.00, sabato 1 e domenica 2 ottobre (fuori abbonamento) alle 15.30. Le recite di martedì 27 settembre e domenica 2 ottobre rientrano rispettivamente nelle iniziative «La Fenice per la città» (rivolta ai residenti nel comune di Venezia e organizzata in collaborazione con le Municipalità del Comune) e «La Fenice per la provincia» (rivolta ai residenti nella provincia di Venezia e organizzata in collaborazione con l’amministrazione provinciale).

Il dramma giocoso Don Giovanni, secondo capolavoro della cosiddetta trilogia su testi di Lorenzo Da Ponte (comprendente anche Le nozze di Figaro e Così fan tutte), fu presentato da Mozart al pubblico di Praga il 29 ottobre 1787; l’impresario del Nationaltheater gli aveva chiesto un nuovo lavoro dopo il successo praghese delle Nozze di Figaro, con una particolare raccomandazione riguardo al ruolo da destinare al baritono Luigi Bassi, acclamato interprete di Figaro. Mozart lavorò alacremente tra marzo e ottobre, e l’opera andò in scena con grande successo, rinnovando l’entusiasmo dell’amato pubblico praghese.
Tiepida fu invece, cosa non nuova, l’accoglienza viennese nel maggio 1788: «troppo forte per i nostri viennesi» fu il significativo commento dell’imperatore. Effettivamente diverse pagine dell’opera – come ad esempio la sovrapposizione poliritmica di tre danze nel finale primo e la cosiddetta ‘serie dodecafonica’ del commendatore, frutto di una radicale concezione del cromatismo, nel finale secondo – sono voce di quello stesso Mozart ombroso, preromantico, che avrebbe scontato in una sostanziale incomunicabilità i propri ultimi anni di vita.
Non senza una sfida implicita al cronologicamente vicinissimo Don Giovanni Tenorio ossia Il convitato di pietra di Bertati e Gazzaniga, presentato al San Moisè di Venezia nel febbraio 1787, il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte raccoglie un soggetto di antica frequentazione letteraria (con penne di rango come Tirso de Molina, Molière, Goldoni), che però ai tempi di Mozart stava ricadendo al rango, suo originario, dell’intrattenimento teatrale popolare. Grazie soprattutto alle scelte del compositore, sovente aperte a sublimi altezze paragonabili solo a pagine del Requiem e della Zauberflöte, Mozart e Da Ponte elevarono il soggetto di derivazione popolare a una sfera tragico-simbolica che di frequente irrompe nell’impianto comico-giocoso settecentesco a liquidare le paludate distinzioni di genere del classicismo razionalista anticipando valori preromantici quali l’ironia tragica ed il senso del grottesco (compresenza di comico e serio) come cifra esistenziale.
Ignorando l’intrinseca duplicità del capolavoro mozartiano e calcando la mano sull’aspetto sublime e terrifico dell’opera, alcune letture hanno fatto del Don Giovanni una sorta di mito della cultura europea, segnando indelebilmente il moderno approccio a questo capolavoro: dallo spessore metafisico attribuito al protagonista da E.T.A. Hoffmann, alla lettura di Kierkegaard che identificò nella musica di Mozart l’unico mezzo adeguato ad esprimere le vertigini sensuali della seduzione, si individuò nel personaggio di Don Giovanni quel latente e già faustiano mal de vivre che spinge l’umano libero arbitrio a varcare ogni limite nella ricerca dell’assoluto.
Si tratta di letture senza dubbio parziali, che dimenticano intere sezioni dell’opera e con esse le valenze storicamente definite degli stili musicali impiegati da Mozart: letture che hanno portato ad equivocare persino sul sottotitolo di «dramma giocoso», risalente alla tradizione librettistica goldoniana alla quale Don Giovanni è strettamente collegato. Bisogna tuttavia riconoscere che si tratta di interpretazioni non facilmente liquidabili, e ricordare che il vero significato della compresenza in Don Giovanni di comico e tragico, di Settecento ed Ottocento, non risiede nel loro conflitto, ma nella loro armonia, opera di un genio che come nessun altro ha conosciuto la profondità della leggerezza.