DER ROSENKAVALIER

29 settembre (prova generale ore 19),
1, 4, 7, 10, 13, 17, 20 ottobre 2011

Commedia per musica in tre atti

Libretto di Hugo von Hofmannsthal

Musica di

RICHARD STRAUSS

(Copyright e Edizione: Fürstner/Schott, Mainz rappr. per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)

Nuovo allestimento

Produzione del Teatro Real di Madrid (scene) e dell’Opéra National de Paris (costumi)

Direttore PHILIPPE

Regia, scene e costumi HERBERT WERNICKE
regia ripresa da Alejandro Stadler

Personaggi e interpreti principali

Die Feldmarschallin   Anne Schwanewilms
Der Baron Ochs   Peter Rose
Octavian   Joyce DiDonato
Herr von Faninal   Olaf Bär
Sophie   Jane Archibald
Valzacchi  Peter Bronder
Annina  Helene Schneidermann
Ein Sänger  Marcelo Álvarez / Francesco Meli (17, 20 ottobre)

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO ALLA SCALA

Maestro del Coro BRUNO CASONI

COMUNICATO STAMPA

Date:

sabato 1 ottobre 2011 ore 19.30 ~ prima rappresentazione

martedì 4 ottobre 2011 ore 19.30 ~ turno B

venerdì 7 ottobre 2011 ore 19.30 ~ turno D

lunedì 10 ottobre 2011 ore 19.30 ~ turno C

giovedì 13 ottobre 2011 ore 19.30 ~ turno A

lunedì 17 ottobre 2011 ore 19.30 ~ turno F

giovedì 20 ottobre 2011 ore 19.30 ~ turno E

Prezzi: da 187 a 12 euro

Infotel 02 72 00 37 44

teatroallascala.org

IL SOGGETTO

a cura di Emilio Sala

IL SOGGETTO

a cura di Emilio Sala

Atto primo

La camera da letto della Marescialla.

Mentre il marito è assente, la Marescialla si dedica all’amante diciassettenne, il conte Octavian detto Quinquin, col quale ha passato
una notte d’amore che viene evocata dall’animato preludio orchestrale. Ora è il mattino e i due amanti si scambiano tenerezze affettuose. Quando il paggetto nero della Marescialla si fa sentire per portare la colazione, Octavian si nasconde. I due amanti fanno dunque colazione, ma il loro colloquio amoroso viene ancora interrotto dall’arrivo del barone Ochs, cugino della Marescialla: Octavian si nasconde di nuovo e ricompare travestito da seducente cameriera, “Mariandel”, che subito attira le attenzioni del lascivo barone. Quest’ultimo è venuto a chiedere consigli alla cugina circa la cerimonia del suo fidanzamento; egli deve infatti sposare
Sophie von Faninal, figlia di un ricco mercante che ha appena ottenuto il titolo nobiliare, e cerca un giovane nobile che, secondo la consuetudine, consegni alla fidanzata la rosa d’argento, simbolo della domanda matrimoniale. Irritata e imbarazzata dalle continue avances del barone a “Mariandel”, che viene invitata a cena da Ochs, la Marescialla propone il conte Octavian come “cavaliere della rosa”. Giunge nel frattempo il maggiordomo che annuncia alla Marescialla le visite della mattina: una vedova con le tre figlie, un parrucchiere, venditori vari, un letterato, un flautista e un tenore (che si esibisce in un’aria di stile italiano); tutti offrono i loro servigi alla Marescialla. Poi arrivano gli intriganti italiani Valzacchi e Annina che riescono a farsi assumere dal barone come spioni. Rimasta
finalmente sola con Octavian, che ha lasciato gli abiti femminili, la Marescialla si mostra malinconica: la sua bellezza sarebbe presto sfiorita e Octavian avrebbe di certo cercato una donna più giovane. Il conte la rassicura in un modo convenzionalmente risentito ed esce di scena. Dopo qualche istante, la Marescialla si accorge di avere salutato l’amante senza neppure un bacio. Manda i servitori a cercarlo, ma ormai egli è lontano. Affida allora al paggetto nero la rosa da consegnare al giovane cavaliere.

Atto secondo

Un salone nel palazzo del signore von Faninal.

A casa di Faninal fervono i preparativi per la cerimonia di fidanzamento di Sophie e del barone Ochs. Quest’ultimo sarà preceduto dal “cavaliere della rosa”, il cui arrivo viene ben presto annunciato. Tra i due giovani scatta subito un’irresistibile attrazione e Octavian, in attesa dell’arrivo del barone, confida innocentemente alla giovane tutta la sua ammirazione. Quindi giunge il barone che si rivolge davanti a tutti alla futura sposa in un modo alquanto grossolano. Sophie appare costernata dalla volgarità del suo
nobilissimo fidanzato. Mentre Ochs si apparta con il notaio per la stesura del contratto nuziale, Octavian promette a Sophie che farà di tutto pur di impedire la celebrazione del matrimonio e i due giovani si scambiano un bacio.
Valzacchi e Annina, entrati di soppiatto, afferrano allora gli amanti e chiamano a gran voce Ochs che ostenta indifferenza, almeno fino a quando Octavian non annuncia pubblicamente che Sophie non vuole più il barone. Quando questi ordina ai servi di intervenire, perché Sophie si è rifugiata dietro Octavian rifiutandosi di firmare il contratto nuziale, il cavaliere sfodera la spada e lo ferisce lievemente. Ochs comincia a gridare a squarciagola, fingendosi moribondo, mentre i suoi servi lo aiutano a sedersi. Interviene Faninal, ordinando alla figlia di recedere dai suoi propositi, pena l’immediata chiusura in convento. Nel frattempo Annina consegna a Ochs un biglietto di “Mariandel”, che accetta l’invito a cena del barone. La scena ha termine con la soddisfazione di Ochs che, nonostante l’accaduto, si consola pensando all’imminente appuntamento galante.

Atto terzo

Una camera separata in una locanda.

Nel luogo dell’appuntamento, tutto è pronto per la trappola ordita nei minimi particolari dai due italiani Annina e Valzacchi (nel frattempo passati al servizio di Octavian) ai danni del barone Ochs. Quando questi entra al braccio di Octavian, che si è travestito nuovamente da “Mariandel”, trova un’orchestrina che lo accoglie a ritmo di valzer e il personale della locanda che offre tutta una serie di costosi servizi; il barone promette allora una lauta mancia a Valzacchi se riuscirà a ottenere una riduzione sul conto. Durante la cena, “Mariandel” stuzzica Ochs col suo comportamento scioccamente ritroso. Il barone, seppur disturbato dalla somiglianza della cameriera con Octavian, continua a corteggiare la giovane e ad attirarla verso l’alcova. Ma improvvisamente da ogni angolo della stanza cominciano ad apparire, come spettri, volti terrificanti che lo fissano. Entra anche Annina dichiarando che Ochs è suo marito, mentre quattro bambini, istigati da Valzacchi, si rivolgono a lui gridando “Papà!”. Il barone, al colmo dello spavento e dell’esasperazione, chiama la polizia. Davanti al commissario, egli sostiene che la giovane con cui si trova è la sua fidanzata, ma proprio nel momento in cui pronuncia il suo nome, entra Faninal che, vista la situazione, sviene per la vergogna ed è trasportato in un’altra stanza. Sophie, intanto sopraggiunta, lo soccorre. “Mariandel” approfitta del nuovo trambusto per rivelare al commissario la burla che è stata inscenata e per liberarsi degli abiti femminili. L’indignazione di Ochs esplode in tutta la sua furia ma egli viene interrotto dall’entrata della Marescialla che, compresa immediatamente la situazione, dapprima congeda il commissario, confermandogli che si è trattato davvero di una burla, poi si rivolge con severità al barone che fugge inseguito dai musici e dai camerieri suoi creditori. In scena rimangono solo Sophie, Octavian e la Marescialla, la quale ha ormai compreso la natura del legame che unisce i due giovani e, intimamente addolorata, accondiscende suo malgrado al loro amore. Si reca da Faninal, col quale esce poco dopo a braccetto: il padre di Sophie ha dato il benestare al nuovo amore della figlia. I due giovani si ripetono le loro tenere espressioni d’amore e lasciano la locanda. Sulla scena resta solo il paggetto nero della Marescialla, venuto a cercare un fazzoletto sfuggito poc’anzi di mano a Sophie.

L’OPERA IN BREVE

Nel febbraio 1909, Richard Strauss riceve da Hofmannsthal una (famosa) lettera con un progetto di Spieloper redatto per andare incontro all’intenzione più volte espressa dal compositore di scrivere – dopo
gli eccessi “espressionistici” di Salome ed Elektra – un’opera “mozartiana”. Uno dei personaggi-chiave sarebbe stato un soprano en travesti «alla maniera di [Geraldine] Farrar o di Mary Garden». Quest’ultima, già “creatrice” del ruolo di Mélisande, non è citata a caso da Hofmannsthal: nel 1903 era stata infatti applauditissima come Chérubin nell’omonima opera di Massenet: opera che finisce citando la serenata Deh vieni alla finestra di Mozart, ovvero sonorizzando la celebre associazione tra Don Giovanni e Cherubino proposta da Kierkegaard nella prima parte di Enten Eller. Come si vede, il passo che conduce a Octavian è breve.
Ma il fin troppo esclusivo riferimento a Mozart e alle Nozze di Figaro (Contessa = Marescialla, Cherubino = Octavian) non dà conto della complessità quasi vertiginosa di rinvii intertestuali sottesa alla pièce di
Hofmannsthal e alla partitura di Strauss. Oltre a Monsieur de Pourceaugnac di Molière e alla notissima stampa di Hogarth raffigurante il lever à la mode (ricalcato fedelmente nell’analoga scena del primo atto), fondamentale è tener presente il ciclo romanzesco tra il sentimentale e il libertino, scritto da Louvet de Couvray subito dopo il Mariage di Beaumarchais e intitolato Les amours du chevalier de Faublas. La prima parte del ciclo – Une année de la vie de Faublas, pubblicata nel 1787 – fa più volte l’occhiolino alla
commedia più famosa del momento. Come Cherubino, Faublas viene vestito da donna dalla Marchesa e dalla sua cameriera spandendo intorno a sé una sensualità tanto irresistibile quanto ambigua. Ma l’adolescente Faublas è amante corrisposto della matura Marchesa (in Beaumarchais e Mozart si accenna soltanto all’attrazione della Contessa per Cherubino) e amoreggia intanto con la coetanea Sophie (il cui nome rimane tale e quale in Der Rosenkavalier). In abiti femminili, Faublas diventa oggetto delle tarde voglie amorose del Marchese che fa dunque la parte del cocu ridicule (in Der Rosenkavalier diventerà il barone Ochs, cugino e non marito della Marescialla). Un altro riferimento (anche musicale) assai importante è contenuto in una lettera di Strauss a Hofmannsthal (13 agosto 1909), in cui il compositore indica al librettista l’inizio del terzo atto del Falstaff verdiano («Ehi! Taverniere! / Mondo ladro. Mondo rubaldo») come modello per stendere il monologo del barone Ochs, rimasto solo e piuttosto malconcio dopo il duello con Octavian alla fine del secondo atto in Der Rosenkavalier. D’altra parte, anche nel Falstaff fa capolino (com’era già in Shakespeare)
il tema del travestimento e delle “nozze maschie” (vedi gli sponsali tra il dottor Cajus e Bardolfo travestito da Regina delle Fate). Un tema le cui radici, antichissime, si possono far risalire alla Càsina di Plauto. In questo quadro, sarebbe insopportabilmente riduttivo enfatizzare la portata dei riferimenti storici, che pure ci sono (Hofmannsthal poté consultare i diari della corte viennese dell’imperatrice Maria Teresa – nei primi
anni del cui regno viene ambientata la pièce – redatti dal principe Johann Josef Khevenhüller Metsch e pubblicati nel 1907-08). Lo scorrere del tempo («Die Zeit, die ist ein sonderbar’ Ding», come dice la Marescialla) è forse il vero protagonista in Der Rosenkavalier e la Vienna ante-1789 adombra spesso quella della finis Austriae ante-1914. Musicalmente, questo anacronismo continuo e voluto si incarna nel ricorso al moribondo, iper-ottocentesco valzer (si pensi a cosa ne avrebbe fatto di lì a poco Ravel nella sua terribile Valse) che diventa uno degli emblemi principali dell’opera. La sua presenza pervasiva e cangiante assume sfumature e connotazioni drammaturgiche diversissime. Si va dal valzerino di sapore “settecentesco”, quello della colazione (primo atto), che suona quasi come un minuetto e che Norman Del Mar definisce «a Mozartian Divertimento», fino ai valzer più “volgari” suonati sulla scena (a mo’ di café-concert) nel terzo atto per accompagnare le avances del barone Ochs. Quello più celebre di questi ultimi, introdotto dal barone Ochs nel secondo atto (a Sophie: «Kennt Sie das Liedel?») come una canzonetta contemporanea (di quale
tempo?), rimanda chiaramente (e ironicamente) all’altro Strauss (Johann). Tutti i valzer vengono però trattati da Strauss, soprattutto armonicamente, con una maestria pari allo spessore simbolico che assumono nell’opera. Anche il “mozartiano” valzerino della colazione esibisce a un certo punto alcune dissonanze – alcune rughe – di gusto assolutamente primo-novecentesco. Il tempo («sonderbar’ Ding») scorre in Der Rosenkavalier a ritmo di valzer.

PHILIPPE JORDAN

Attuale Direttore Musicale dell’Opéra National de Paris, ha iniziato a prendere lezioni di pianoforte all’età di sei anni. A otto è entrato nei Sängerknaben di Zurigo e a undici ha cominciato lo studio del violino. A sedici è entrato al Conservatorio di Zurigo dove ha ottenuto il diploma di insegnante di pianoforte. Ha studiato teoria e composizione con il compositore svizzero Hans Ulrich Lehmann e ha proseguito gli studi pianistici con Karl Engel.
Nello stesso tempo ha lavorato come assistente di Jeffrey Tate nel Ring di Wagner allo Châtelet di Parigi. Continua a esibirsi occasionalmente come pianista in recital e musica da camera.
La sua carriera è iniziata nel 1994-95 come Kapellmeister allo Stadttheater di Ulm, è stato assistente di Daniel Barenboim alla Deutsche Staatsoper di Berlino (1998-2001) e ha poi assunto la carica di Direttore Principale dell’Opera e dell’Orchestra Filarmonica di Graz (2001-04). In questo periodo ha debuttato in prestigiosi teatri lirici e festival internazionali quali Grand Opera di Houston, Festival di Glyndebourne (Carmen di Bizet), Metropolitan di New York, Covent Garden di Londra, Bayerische Staatsoper di Monaco, Festival di Salisburgo (Così fan tutte di Mozart), Wiener Staatsoper e Festspielhaus di Baden-Baden (Tannhäuser di Wagner).
Ha diretto importanti orchestre: Berliner Philharmoniker, Wiener Philharmoniker, Staatskapelle di Berlino, Wiener Symphoniker, RSO di Vienna, Orchestre Philharmonique de Radio France, Philharmonia Orchestra di Londra, Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Orchestre de la Suisse Romande, Tonhalle di Zurigo, Chamber Orchestra of Europe, Mahler Chamber Orchestra e Gustav Mahler Jugendorchester, NDR/Symphoniker di Amburgo, DSO di Berlino, Orchestra del Mozarteum di Salisburgo, Orchestra Filarmonica di Rotterdam. In Nord America è salito sul podio delle Orchestre di Seattle, St. Louis, Dallas, Detroit, Chicago, Cleveland, Philadelphia, Washington, Minnesota, Montreal, New York e San Francisco. Nella stagione 2008-09 ha diretto il Ring wagneriano all’Opera di Zurigo (con la regia di Robert Wilson); nel 2008 ha debuttato in un concerto al Teatro alla Scala (con musiche di Brahms e Strauss).
Fra i principali appuntamenti della stagione in corso: le ultime due ‘giornate’ del Ring all’Opéra National de Paris e concerti con NDR di Amburgo, Wiener Symphoniker, Gustav Mahler Jugendorchester, Wiener Philharmoniker, Philharmonia Orchestra di Londra e Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia.
Ha registrato CD di Carmen (Festival di Glyndebourne), Werther di Massenet (Wiener Staatsoper), Doktor Faust di Busoni (Opera di Zurigo), Salome di R. Strauss (Covent Garden) e Tannhäuser (Baden-Baden). Ha registrato anche l’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven con François-Frédéric Guy e l’Orchestre Philharmonique de Radio France nonché l’Alpensymphonie di R. Strauss con l’Orchestre de l’Opéra National de Paris, premiata Choc de l’année-Classica.

HERBERT WERNICKE

Regista, scenografo e costumista tedesco nato a Auggen, nella Foresta Nera, il 24 marzo 1946. Studia pianoforte, flauto e direzione al Conservatorio di Braunschweig e scenografia all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera con Rudolf Heinrich.
Esordisce come scenografo e costumista a Landshut, Wuppertal e Berlino, e per un certo periodo lavora come apprendista per Walter Felsenstein. A Darmstadt firma la sua prima regia teatrale e, nel 1978, il suo primo allestimento lirico, Belshazzar, un oratorio di Händel.
Prosegue la sua attività in teatri di diverse città, tra cui Mannheim, Kassel, Hannover, Berlino, Schwetzingen, Amburgo, Francoforte, Amsterdam, Parigi e in modo particolare a Basilea, dove lavora regolarmente dal 1984 e vi si trasferisce dal 1990.
Concepisce le sue regie in luoghi contemporanei o onirici, si occupa dei costumi, delle scene e talvolta delle luci, e approfondisce anche gli aspetti musicali; condivide il suo lavoro solo con il drammaturgo di sua scelta, e Albrecht Puhlmann è il suo collaboratore più assiduo. I suoi lavori hanno suscitato sempre pareri contrastanti ma hanno lasciato un indubbio contributo alla storia degli allestimenti lirici. Tra le produzioni più importanti si possono ricordare: Hippolyte et Aricia di Rameau (1980) e Oberon di Weber (1986) alla Deutsche Oper di Berlino); Die Meistersinger von Nürnberg di Wagner ad Amburgo (1984); nel 1985 Il barbiere di Siviglia di Rossini a Darmstadt e Les contes d’Hoffmann di Offenbach a Francoforte. Nel 1991 al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles realizza il suo primo Der Ring des Nibelungen di Wagner, con Sylvain Cambreling alla direzione d’orchestra; ancora a Bruxelles La Calisto di Cavalli (1993, direttore René Jacobs) e Pelléas et Mélisande di Debussy (1996). Dal 1993 sono numerose le sue presenze al Festival di Salisburgo, tra gli allestimenti realizzati: L’Orfeo di Monteverdi (1993), Boris Godunov di Musorgskij (1994, in occasione del Festival di Pasqua; direttore Claudio Abbado), Der Rosenkavalier di R. Strauss (1995, direttore Lorin Maazel), Fidelio di Beethoven (1996, direttore Sir Georg Solti), Don Carlo di Verdi (1998) e Les Troyens di Berlioz (2000); memorabile l’allestimento di Moses und Aron di Schönberg a Parigi (1995); Aus Deutschland di Mauricio Kagel, coproduzione del Teatro di Basilea, dell’Holland Festival e del Festival di Vienna (1997); I vespri siciliani di Verdi (1998) e Palestrina di Hans Pfitzner (1999) all’Opera di Vienna; nel 1998 Giulio Cesare di Händel a Basilea e a Barcellona; Entführung im Konzertsaal (Ratto nella Sala dei Concerti) di Mauricio Kagel, al Teatro La Fenice di Venezia in prima assoluta (1998). Alla
Bayerische Staatsoper ha messo in scena Giuda Maccabeo, oratorio di Händel (1980), Der fliegende Holländer di Wagner (1981) e Elektra di R. Strauss (1997).
Tra i suoi ultimi lavori: Tristan und Isolde di Wagner (2000, Covent Garden), Falstaff di Verdi (2001, Festival di Aix en Provence); Die Frau ohne Schatten di R. Strauss (2001, Metropolitan Opera di New York); nel 2002 per la Bayerische Staatsoper ha firmato la regia di Das Rheingold e di Die Walküre di Wagner; quest’ultimo allestimento è rimasto incompiuto poiché Wernicke è mancato quattro settimane prima dell’inizio delle prove.
Wernicke è morto improvvisamente il 16 aprile 2002 a Basilea, dopo una breve malattia, durante le prove di Israele in Egitto, un oratorio di Händel. È stato sepolto nella sua città natale.
Ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Bayerischer Theaterpreis nel 2001 per Actus Tragicus di Bach e l’Europäischer Kulturpreis nel 2002.