Orlando e Ovadia per Dante

Venerdì 7 settembre un duplice appuntamento per Dante2021
– 17.30 Dante testimone per l’eternità incontro con Carlo Ossola e Silvio Orlando
– 21.00 L’inferno e il paradiso di Immanuel Romano con Moni Ovadia e l’Ensemble Cantilena Antiqua diretto da Stefano Albarello

L’intensa programmazione della seconda edizione di Dante2021, il Festival promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna con la direzione scientifica dell’Accademia della Crusca, prosegue nel solco di progetto che unisce e racchiude mostre, incontri con studiosi ed esperti, nonché spettacoli molti dei quali realizzati appositamente per la manifestazione che la città di Ravenna dedica al sommo poeta.  Due gli appuntamenti in programma venerdì 7 settembre: alle 17.30 nei Chiostri Francescani la conversazione/lettura dantesca tra il professor Carlo Ossola e l’attore Silvio Orlando; alle 21 in Piazza del Popolo il viaggio all’Inferno e al Paradiso dell’ebreo Immanuel Romano, contemporaneo di Dante, rivive invece nello spettacolo – presentato in prima assoluta al Festival – interpretato da Moni Ovadia, accompagnato dall’Ensemble Cantilena Antiqua, diretto da Stefano Albarello, che ne è anche l’ideatore.

Sarà dedicato al Purgatorio il secondo incontro pomeridiano, come sempre ai Chiostri Francescani alle 17.30, con gli ‘esperti’ dell’edizione 2012. L’originale dialogo/lettura tra Carlo Ossola e Silvio Orlando ripropone, per la prima volta in Italia, l’originale confronto che i due protagonisti presentarono con grande successo al Collège de France di Parigi dove Ossola è docente di Letterature moderne dell’Europa neolatina). Carlo Ossola, filologo e ‘storico delle idee’, ha ottenuto nel 1997 il Premio Feltrinelli per la critica letteraria, Accademico dei Lincei, ha di recente pubblicato Introduzione alla Divina Commedia (Marsilio 2012). Silvio Orlando è uno fra i più intensi autori italiani. Ha collaborato con registi del calibro di Nanni Moretti, Pupi Avati, Gabriele Salvatores, Daniele Luchetti, Paolo Virzì e altri ancora. Ha vinto due David di Donatello (nel 1998 come attore non protagonista; nel 2006 come miglior attore), oltre ad altri riconoscimenti prestigiosi come il Nastro d’Argento e la Coppa Volpi.

Alle 21, questa volta in Piazza del Popolo, uno spettacolo appositamente realizzato per Dante2021 e un nuovo terreno di confronto, un viaggio all’Inferno e al Paradiso, come quello di Dante, ma con gli occhi e le parole di una tradizione culturale diversa, quella dell’ebreo Immanuel Romano. Un ambito culturale e religioso con caratteri peculiari, ma interagente con quello Dante, rivive nella recitazione e nel canto di un interprete ideale: Moni Ovadia, accompagnato dall’Ensemble Cantilena Antiqua, diretto da Stefano Albarello, che è anche l’ideatore dello spettacolo L’inferno e il paradiso – Ha-Tofet ve-ha Eden – di Immanuel Romano. Immanuel Romano (o “Giudeo”), vissuto tra la seconda metà del XIII e il primo trentennio del XIV secolo, appare come la figura principale della cultura letteraria ebraica italiana del suo tempo. Sul finire dell’Ottocento si ipotizzò addirittura un’amicizia diretta con il contemporaneo Dante Alighieri; resta in ogni caso documentato un sonetto di Immanuel in compianto dell’autore della Commedia. I due autori sono peraltro accomunati dalla scrittura letteraria di un viaggio nell’al di là: nelle due opere si notano effettivamente spunti comuni e somiglianze. Immanuel immagina un percorso che dall’Inferno (Tofet) lo porta al Paradiso (Eden); non è previsto un Purgatorio come in Dante. L’opera, ricca di fitti rimandi alle sacre scritture e alla mistica ebraica, contrariamente ad altre sue opere, è in ebraico (nella lingua della scrittura sacra), evidente segno della sua intenzione di rivolgersi a un uditorio prevalentemente di suoi correligionari. Del testo non è arrivato a noi né il manoscritto autografo (come per la Commedia dantesca), né alcun altro manoscritto; il testimone più antico resta la prima stampa del 1491 realizzata a Brescia. Da quest’opera nasce ora uno spettacolo che vede come protagonista naturale Moni Ovadia, attore, musicista e intellettuale, naturale discendente di quella cultura illuminata ebraica di cui l’autore fu un protagonista del suo tempo.
L’ambientazione scelta è quella della corte di Can Grande della Scala a Verona, luogo dove sia Immanuel che Dante soggiornarono: un ambiente fervido di iniziative culturali e di incontro tra le culture monoteiste. Sembra che in quella sede entrambi gli autori siano venuti a conoscenza del Liber scalae Machometi che può collocarsi tra le fonti delle due opere in questione.
Per questo, la scelta di Stefano Albarello – esperto di cultura musicale e teatrale medievale e ideatore dello spettacolo di cui ha curato l’adattamento del testo e delle musiche – è stata quella di creare un contenitore di suoni, parole ed immagini, legate al periodo storico del primo Trecento. Il testo dell’opera di Immanuel, interpretato da Moni Ovadia, si alternerà con canti di tradizione medievale ebraica e cristiana eseguiti con strumenti dell’epoca dall’Ensemble Cantilena Antiqua, gruppo particolarmente attento alla ricerca delle fonti e alla loro riproposizione. Faranno da scenografia al racconto una serie di suggestive proiezioni di immagini tratte da manoscritti ebraici del XIV secolo provenienti dalle più importanti Biblioteche d’Europa, anche per sottolineare la radice europea di quella cultura ebraica che almeno fino alla fine del Quattrocento visse in armonia con la cristianità.

Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso libero.
Info e programma dettagliato: 0544 215748 – dante2021.it

Il programma di venerdì 7 settembre

ore 17.30 Chiostri Francescani della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna
Dante testimone per l’eternità
Incontro con Carlo Ossola con la partecipazione di Silvio Orlando

ore 21 Piazza del Popolo (in caso di maltempo al Teatro Alighieri)
L’inferno e il paradiso – Ha-Tofet ve-ha Eden – di Immanuel Romano.
Con Moni Ovadia e l’Ensemble Cantilena Antiqua diretto da Stefano Albarello