La Trilogia popolare verdiana dopo Ravenna passa a Piacenza e poi in Tv

La Trilogia popolare verdiana fa parte degli appuntamenti del Cartellone Verdi 200 digitale.
Registrata nel novembre 2012, sarà proposta gratuitamente in differita il 13, il 14 e il 15 maggio 2013 alle 20,00

sui siti:  giuseppeverdi.it, magazzini-sonori.it, lepida.tv
in tv: canale regionale 118 LepidaTV del digitale terrestre (in Romagna 243)
in simulcast: Teatro degli Atti di Rimini, Sala Consiliare di Villanova sull’Arda, Teatro Verdi di Busseto, Auditorium Corelli di Fusignano, Teatro Comunale di Modena (solo La Traviata, il 15 maggio), Sala del Carmine, Massa Lombarda (solo La Traviata, il 15 maggio) ed in altre sedi in via di definizione negli Istituti Italiani di Cultura all’Estero: Portogallo, Bucarest ed altre sedi in via di definizione.
Il Cartellone Verdi 200 digitale fa parte del più ampio Progetto Verdi 200.

Sarà la “Trilogia Popolare” diretta da Cristina Mazzavillani Muti

a chiudere la Stagione Lirica 2012/2013

della Fondazione Teatri di Piacenza

Dal 6 all’11 Aprile al Municipale arrivano

Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata

Con la “Trilogia Popolare” (Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata) di Giuseppe Verdi, in scena al Teatro Municipale dal 6 all’11 Aprile, si chiude la Stagione Lirica 2012/2013 della Fondazione Teatri di Piacenza.

Le opere, dirette da Cristina Mazzavillani Muti, sono una coproduzione tra Ravenna Festival, Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Teatri di Piacenza e Fondazione Teatro Comunale di Ferrara.

Arriva finalmente anche a Piacenza la “Trilogia Popolare” di Giuseppe Verdi diretta e ideata scenicamente da Cristina Mazzavillani Muti: da sabato 6 a giovedì 11 aprile infatti sul palcoscenico del Teatro Municipale di Piacenza approderanno Rigoletto (6 aprile ore 20.30 per il Turno A e 9 aprile ore 20.30 per il Turno B), Il Trovatore (7 aprile ore 15.30 per il Turno A e 10 aprile ore 20.30 per il Turno B) e La Traviata (3 aprile alle ore 15,30 anteprima riservata alle scuole, 8 aprile ore 20.30 per il Turno A e 11 aprile ore 20.30 per il Turno B).

Una vera e propria maratona lirica, prodotta da Ravenna Festival in collaborazione con il Teatro Alighieri di Ravenna, la Fondazione Teatri di Piacenza e la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara (per quanto concerne La Traviata), è dunque
quella che attende i piacentini nel prossimo fine settimana e che sancisce la conclusione della stagione lirica 2012/2013 del Teatro Municipale: il progetto, che vede protagonisti fra l’altro l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretti rispettivamente dai maestri Nicola Paszkowski e Corrado Casati, può contare anche sugli apporti importanti di Vincent Longuemare (light design), Alessandro Lai (costumi), Paolo Miccichè (visual design), Enrico Fedrigoli (immagini fotografiche), Alvise Vidolin (sound design), Italo Grassi (scene) e Roberto Mazzavillani (allestimento scenico).

«Si può dire che questo progetto sia il punto di arrivo di un lungo percorso, costruito negli anni, opera dopo opera, con un lavoro minuzioso di preparazione musicale, vocale, registica e attoriale» spiega la regista Mazzavillani Muti, «il risultato è un unico ingegnoso modello scenografico capace di scomporsi e ricomporsi in trediverse scenografie, una sola e cangiante scatola scenica che riesce a esaltare l’inconfondibile unicità di ogni singola opera».

Da sottolineare il ruolo cardine svolto in questo triplice allestimento dall’utilizzo delle nuove tecnologie applicate alle voci e all’elemento scenografico: nello specifico la Luce risulta l’autentica protagonista di Rigoletto, attraverso un sapiente studio degli equilibri spaziali e sonori che finisce per isolare e ritagliare dal contesto i personaggi affidando loro una dimensione caratteriale e vocale unica.

Nel caso de Il Trovatore invece l’impianto registico si basa tutto sulla Visione: a farsi largo sono la forza atavica dei racconti popolari, le immagini della città di Ravenna scattate da Enrico Fedrigoli che rimandano a un mondo nomade dominato dall’archeologia industriale delle torri petrolifere, dalla sacralità immota delle basiliche e dai silenzi senza
tempo delle campagne e delle paludi.

In La Traviata invece l’elemento-chiave è dato dal Riflesso: la scena in cui si consuma il drammatico e appassionato amore di Violetta e Alfredo è dominata dal riflesso dei grandi specchi che amplificano e moltiplicano i gesti, le emozioni, i sentimenti dei personaggi restituiti a un’attualità tremenda e sincera.

È dunque un fascinoso labirinto verdiano quello in cui il pubblico piacentino è chiamato a perdersi, fra rimandi e moduli espressivi distinti eppure similari che Verdi ha disseminato nelle tre opere e Cristina Mazzavillani Muti ha rintracciato, riunendoli in un unico e corale progetto.

Per Rigoletto il cast comprende il tenore Giordano Lucà (Il Duca di Mantova), il baritono Francesco Landolfi (Rigoletto), il soprano Rosa Feola (Gilda), il basso Luca Dall’Amico (Sparafucile, bravo), il contralto Clara Calanna (Maddalena), il mezzosoprano Isabel De Paoli (Giovanna, custode di Gilda), il baritono Daniel Giulianini (Il Conte di Monterone), il baritono Donato Di Gioia (Marullo), il tenore Giorgio Trucco (Matteo Borsa), il basso Claudio Levantino (Il Conte di Ceprano), il mezzosoprano Antonella Carpenito (La Contessa), il mezzosoprano Yelizaveta
Milovzorova (Paggio della Duchessa).

Per Il Trovatore il cast comprende il tenore Luciano Ganci (Manrico), il soprano Anna Kasyan (Leonora), il baritono Alessandro Luongo (Conte di Luna), il mezzosoprano Tea Demurshvili (Azucena), il basso Luca Dall’Amico (Ferrando), il soprano Isabel De Paoli (Ines), il tenore Giorgio Trucco (Ruiz).

Per La Traviata il cast comprende il soprano Monica Tarone (Violetta Valéry), il mezzosoprano Isabel De Paoli (Flora Bervoix), il soprano Antonella Carpenito (Annina), il tenore Bulent Bezduz (Alfredo Germont), il baritono Simone Piazzola (Giorgio Germont), il tenore Giorgio Trucco (Gastone, visconte di Letorières), il baritono Donato Di Gioia (Barone Douphol), il basso Claudio Levantino (Marchese D’Obigny), il basso Federico Benetti (Dottore Grenvil).

Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza in via Verdi 41 al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all’indirizzo mail biglietteria@teatripiacenza.it.

Rigoletto, Trovatore e Traviata: una trilogia d’autunno aspettando Verdi

Teatro Alighieri
9, 13 e 16 novembre Rigoletto
10, 14 e 17 novembre  Il Trovatore
11,15 e 18 novembre La Traviata

‘Trilogia d’autunno – Aspettando Verdi’ è l’ambizioso progetto operistico, firmato da Cristina Muti per Ravenna Festival 2012, che porterà alla messa in scena, sul palcoscenico del Teatro Alighieri, dal 9 al 18 novembre, della “trilogia popolare” verdiana. Rigoletto, Trovatore e Traviata saranno allestiti l’uno dopo l’altro, in tre serate consecutive, realizzando una sorta di imperdibile “maratona” lirica che celebra così, con qualche mese di anticipo, il bicentenario verdiano del 2013. Al nuovo allestimento di Rigoletto che debutta venerdì 9 novembre alle 20.30 (repliche il 13 e 16 ) sono affiancate le riprese delle produzioni di Trovatore (10, 14 e 17) e Traviata (11,15 e 18). Tre allestimenti accomunati da una visione che esalta l’inconfondibile unicità di ogni singola opera giocando sul filo dell’invenzione e della creatività: la luce che, scaturendo dal buio, farà risplendere il disegno à la Vermeer dei costumi pensati per Rigoletto; la trasfigurazione visionaria per il Trovatore, i riflessi di specchi per Traviata. L’approccio registico alle tre opere prosegue quella linea di ricerca che vede come inscindibile l’utilizzo strutturale delle più moderne tecnologie, capaci di forzare e trasfigurare lo spazio visivo e sonoro della scena: dalle ultime frontiere del light design alla impalpabile forza evocativa della video arte, fino alle tecniche di spazializzazione del suono. Una ricerca, approfondita e collaudata nel corso degli anni, che ha portato alla costituzione di un vero e proprio team creativo estremamente affiatato che al fianco di Cristina Muti vede un maestro dell’illuminotecnica come Vincent Longuemare, il pioniere in Italia della computer music Alvise Vidolin, un esperto scenografo come Italo Grassi e un abilissimo creatore di costumi come Alessandro Lai. Una Trilogia d’Autunno che diventa così un grande laboratorio per giovani cantanti, musicisti e creatori-elaboratori di immagini e suoni e segna l’approdo di molti anni di sperimentazioni e di produzioni realizzate secondo dinamiche laboratoriali e affidate alla più innovativa e vitale delle risorse: i giovani. Giovani i cantanti, alcuni al debutto nel ruolo, insieme agli altrettanto giovani musicisti dell’Orchestra “Luigi Cherubini” diretti da Nicola Paszkowski. Rigoletto sarà interpretato dal baritono Francesco Landolfi al debutto nel ruolo come Rosa Feola (che ha recentemente debuttato a Chicago e a New York nei Carmina Burana diretti da Riccardo Muti) che darà voce al candido e innocente personaggio di Gilda. Nei panni del libertino Duca di Mantova il giovanissimo tenore Giordano Lucà. Intorno ai personaggi principali si muoveranno Sparafucile interpretato da Luca Dall’Amico e Clara Calanna nei panni di Maddalena. Completano il cast Isabel De Paoli (Giovanna), Daniel Giulianini (Conte di Monterone), Donato Di Gioia (Marullo), Giorgio Trucco (Matteo Borsa), Claudio Levantino (Il Conte di Ceprano), Antonella Carpenito (Contessa di Ceprano) e Yelizaveta Milovzorova (paggio della Contessa). Il Coro Lirico Terre Verdiane di Piacenza è istruito da Corrado Casati. Le tre opere della trilogia si avvicenderanno sul palcoscenico dell’Alighieri seguendo l’ordine cronologico di composizione. Si inizia dunque con Rigoletto, opera talmente densa di idee che Trovatore e Traviata ne rappresentano, dal punto di vista musicale e drammaturgico, una derivazione. Chiave della lettura che ne da Cristina Muti è la luce: “Ho immaginato un mondo nero, misterioso, una scena scura, in cui non sono le luci a cercare i personaggi, ma questi ad entrare di volta in volta nella luce. Che li isola e li ritaglia dal contesto, li rivela al pubblico, glieli rende familiari, ognuno con il proprio fascino e il proprio mondo interiore. Ognuno con la propria aura, che poi è la luce stessa, la luce dell’anima. Quella luce che irradia dai dipinti di Vermeer. È alla sua pittura che mi sono ispirata, alla morbidezza delle forme e dei colori, cui si rifanno i costumi in scena. E all’intimità del suo mondo: all’innocenza delle sue donne per Gilda, a quegli interni nascosti ad occhi estranei per il segreto familiare di Rigoletto. Il buffone, che non ha nulla della deformità caricaturale cui la tradizione lo ha condannato, è deforme si, ma dentro, laddove egli stesso costruisce la propria maledizione.” Definita dallo stesso Verdi la sua «opera migliore», Rigoletto viene terminata il 5 febbraio 1851 a Busseto. Il soggetto che ha folgorato Verdi è incentrato sulla drammatica figura del buffone di corte Triboulet del romanzo Le Roi s’amuse di Victor Hugo, come il compositore scrive più volte nel 1850 all’amico librettista Francesco Maria Piave: «Oh, Le Roi s’amuse è il più gran soggetto che ho trovato finora, e forse il più gran dramma dei tempi moderni. […] Io trovo appunto bellissimo rappresentare questo personaggio esternamente difforme e ridicolo, internamente appassionato e pieno d’amore». E dalla combinazione di ricchezza melodica e potenza dell’azione scenica, in grado di delineare caratteri psicologicamente complessi, risulta un’opera in tre atti grottesca e sublime, che ruota attorno al leitmotiv della maledizione. Un tema che ricorre fin dal Preludio in una riuscita simbiosi di musica e testo. Anche il Rigoletto verdiano subisce la sorte della sua fonte letteraria. Inizialmente è soggetto alla censura austriaca, ma grazie alla tenacia di Verdi va in scena per la prima volta l’11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di Venezia con grande successo. Se il romanzo denunciava le dissolutezze della corte francese ed il libertinaggio del re Francesco I, l’opera riambientata nella cinquecentesca Corte di Mantova porta in evidenza le tensioni sociali e la subalterna condizione della donna della realtà ottocentesca, temi nei quali il pubblico può facilmente rispecchiarsi. Rigoletto per la sua vena “verista” andrà a formare insieme ai successivi Il Trovatore e La Traviata la cosiddetta “trilogia popolare” verdiana, premessa alla nascita del dramma borghese di fine Ottocento. La trilogia verdiana presentata da Ravenna Festival è resa possibile grazie al prezioso sostegno di CMC, Unicredit e Gruppo Nettuno, al determinante contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e di un mecenate della cultura, ‘amico’ del Festival, come Hormoz Vasfi. Una ‘trilogia’ che nasce a Ravenna ma che ha nel suo dna il viaggio. E’ infatti coprodotta con la Fondazione Teatri di Piacenza che ne ospiterà in aprile 6 recite al Teatro Municipale. Per Traviata poi la coproduzione è anche con il Teatro Comunale di Ferrara, che già aveva ospitato la produzione di Trovatore nel 2011, e dove l’opera andrà in scena in marzo. Info 0544 249244 – ravennafestival.org Rigoletto, Trovatore e Traviata: una trilogia d’autunno aspettando Verdi Teatro Alighieri 9, 13 e 16 novembre | Rigoletto 10, 14 e 17 novembre | Il Trovatore 11,15 e 18 novembre | La Traviata ‘Trilogia d’autunno – Aspettando Verdi’ è l’ambizioso progetto operistico, firmato da Cristina Muti per Ravenna Festival 2012, che porterà alla messa in scena, sul palcoscenico del Teatro Alighieri, dal 9 al 18 novembre, della “trilogia popolare” verdiana. Rigoletto, Trovatore e Traviata saranno allestiti l’uno dopo l’altro, in tre serate consecutive, realizzando una sorta di imperdibile “maratona” lirica che celebra così, con qualche mese di anticipo, il bicentenario verdiano del 2013. Al nuovo allestimento di Rigoletto che debutta venerdì 9 novembre alle 20.30 (repliche il 13 e 16 ) sono affiancate le riprese delle produzioni di Trovatore (10, 14 e 17) e Traviata (11,15 e 18). Tre allestimenti accomunati da una visione che esalta l’inconfondibile unicità di ogni singola opera giocando sul filo dell’invenzione e della creatività: la luce che, scaturendo dal buio, farà risplendere il disegno à la Vermeer dei costumi pensati per Rigoletto; la trasfigurazione visionaria per il Trovatore, i riflessi di specchi per Traviata. L’approccio registico alle tre opere prosegue quella linea di ricerca che vede come inscindibile l’utilizzo strutturale delle più moderne tecnologie, capaci di forzare e trasfigurare lo spazio visivo e sonoro della scena: dalle ultime frontiere del light design alla impalpabile forza evocativa della video arte, fino alle tecniche di spazializzazione del suono. Una ricerca, approfondita e collaudata nel corso degli anni, che ha portato alla costituzione di un vero e proprio team creativo estremamente affiatato che al fianco di Cristina Muti vede un maestro dell’illuminotecnica come Vincent Longuemare, il pioniere in Italia della computer music Alvise Vidolin, un esperto scenografo come Italo Grassi e un abilissimo creatore di costumi come Alessandro Lai. Una Trilogia d’Autunno che diventa così un grande laboratorio per giovani cantanti, musicisti e creatori-elaboratori di immagini e suoni e segna l’approdo di molti anni di sperimentazioni e di produzioni realizzate secondo dinamiche laboratoriali e affidate alla più innovativa e vitale delle risorse: i giovani. Giovani i cantanti, alcuni al debutto nel ruolo, insieme agli altrettanto giovani musicisti dell’Orchestra “Luigi Cherubini” diretti da Nicola Paszkowski. Rigoletto sarà interpretato dal baritono Francesco Landolfi al debutto nel ruolo come Rosa Feola (che ha recentemente debuttato a Chicago e a New York nei Carmina Burana diretti da Riccardo Muti) che darà voce al candido e innocente personaggio di Gilda. Nei panni del libertino Duca di Mantova il giovanissimo tenore Giordano Lucà. Intorno ai personaggi principali si muoveranno Sparafucile interpretato da Luca Dall’Amico e Clara Calanna nei panni di Maddalena. Completano il cast Isabel De Paoli (Giovanna), Daniel Giulianini (Conte di Monterone), Donato Di Gioia (Marullo), Giorgio Trucco (Matteo Borsa), Claudio Levantino (Il Conte di Ceprano), Antonella Carpenito (Contessa di Ceprano) e Yelizaveta Milovzorova (paggio della Contessa). Il Coro Lirico Terre Verdiane di Piacenza è istruito da Corrado Casati. Le tre opere della trilogia si avvicenderanno sul palcoscenico dell’Alighieri seguendo l’ordine cronologico di composizione. Si inizia dunque con Rigoletto, opera talmente densa di idee che Trovatore e Traviata ne rappresentano, dal punto di vista musicale e drammaturgico, una derivazione. Chiave della lettura che ne da Cristina Muti è la luce: “Ho immaginato un mondo nero, misterioso, una scena scura, in cui non sono le luci a cercare i personaggi, ma questi ad entrare di volta in volta nella luce. Che li isola e li ritaglia dal contesto, li rivela al pubblico, glieli rende familiari, ognuno con il proprio fascino e il proprio mondo interiore. Ognuno con la propria aura, che poi è la luce stessa, la luce dell’anima. Quella luce che irradia dai dipinti di Vermeer. È alla sua pittura che mi sono ispirata, alla morbidezza delle forme e dei colori, cui si rifanno i costumi in scena. E all’intimità del suo mondo: all’innocenza delle sue donne per Gilda, a quegli interni nascosti ad occhi estranei per il segreto familiare di Rigoletto. Il buffone, che non ha nulla della deformità caricaturale cui la tradizione lo ha condannato, è deforme si, ma dentro, laddove egli stesso costruisce la propria maledizione.” Definita dallo stesso Verdi la sua «opera migliore», Rigoletto viene terminata il 5 febbraio 1851 a Busseto. Il soggetto che ha folgorato Verdi è incentrato sulla drammatica figura del buffone di corte Triboulet del romanzo Le Roi s’amuse di Victor Hugo, come il compositore scrive più volte nel 1850 all’amico librettista Francesco Maria Piave: «Oh, Le Roi s’amuse è il più gran soggetto che ho trovato finora, e forse il più gran dramma dei tempi moderni. […] Io trovo appunto bellissimo rappresentare questo personaggio esternamente difforme e ridicolo, internamente appassionato e pieno d’amore». E dalla combinazione di ricchezza melodica e potenza dell’azione scenica, in grado di delineare caratteri psicologicamente complessi, risulta un’opera in tre atti grottesca e sublime, che ruota attorno al leitmotiv della maledizione. Un tema che ricorre fin dal Preludio in una riuscita simbiosi di musica e testo. Anche il Rigoletto verdiano subisce la sorte della sua fonte letteraria. Inizialmente è soggetto alla censura austriaca, ma grazie alla tenacia di Verdi va in scena per la prima volta l’11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di Venezia con grande successo. Se il romanzo denunciava le dissolutezze della corte francese ed il libertinaggio del re Francesco I, l’opera riambientata nella cinquecentesca Corte di Mantova porta in evidenza le tensioni sociali e la subalterna condizione della donna della realtà ottocentesca, temi nei quali il pubblico può facilmente rispecchiarsi. Rigoletto per la sua vena “verista” andrà a formare insieme ai successivi Il Trovatore e La Traviata la cosiddetta “trilogia popolare” verdiana, premessa alla nascita del dramma borghese di fine Ottocento. La trilogia verdiana presentata da Ravenna Festival è resa possibile grazie al prezioso sostegno di CMC, Unicredit e Gruppo Nettuno, al determinante contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e di un mecenate della cultura, ‘amico’ del Festival, come Hormoz Vasfi. Una ‘trilogia’ che nasce a Ravenna ma che ha nel suo dna il viaggio. E’ infatti coprodotta con la Fondazione Teatri di Piacenza che ne ospiterà in aprile 6 recite al Teatro Municipale. Per Traviata poi la coproduzione è anche con il Teatro Comunale di Ferrara, che già aveva ospitato la produzione di Trovatore nel 2011, e dove l’opera andrà in scena in marzo.

Info 0544 249244 – ravennafestival.org