Una Mandragola che potranno vedere tutti

Sabato 27 luglio
ore 21,30
SARSINA – Arena Plautina

PAOLO BONACELLI

in

MANDRAGOLA
di Niccolò Machiavelli

Regia di
Jurij Ferrini

Note del regista Jurij Ferrini
Non appena si solleva il velo sottile che Machiavelli pose sulla sua commedia, al fine di non incappare in ulteriori pene (era già in esilio per le sue graffianti opere in materia politica, i sarcastici consigli al Principe), si scorge, con una certa chiarezza, la perfetta metafora della profonda ignoranza di un intero popolo che non vuole vedere la meschina astuzia dei pochi facoltosi oligarchi che lo governano.
I potenti dell’epoca erano temibili, autentici serial killer, condannavano a morte o ad atroci pene… ma io vorrei che voi provaste a guardare Madonna Lucrezia come fosse il nostro bellissimo paese; Callimaco, appassionato amante, vuole possederla con uno strampalato stratagemma, facendosi aiutare da un faccendiere come Ligurio e dal terribile Fra’ Timoteo, sinistra espressione del clero più corrotto… beh… allora saranno anche passati 500 anni ma lo stesso perfetto ingranaggio comico inizia a trascendere la vicenda dei sordidi protagonisti e a parlare direttamente a noi… di noi.
Al di là della facile ironia – facile anche perchè arricchita quotidianamente da una cronaca politica che ormai ha fondato i limiti del tragicomico, dell’assurdo e del paradossale – mi pare d’avere scorto un altro livello che sta sopra (o sotto) i movimenti di tutti questi protagonisti.
L’amore è il motore di questa vicenda perchè è l’istinto vitale all’immortalità (dal latino a-mors, non-morte).
L’amore, la pro-creazione (Nicia, ormai anziano, vuole a tutti i costi un figlio) o la creazione, anche artistica, ci danno l’illusione di lasciare qualcosa di nostro su questa terra, quando verrà il momento di abbandonarla. E allora, a ben vedere, questo marito cornuto e felice racconta un po’ tutti noi, nella nostra più intima coglioneria di voler possedere qualcosa per sentirci vivi. Beni materiali, soldi, potere, controllo, danno l’illusione di essere vivi in eterno.
La speranza che personalmente vedo in questa commedia, alla fine davvero amara, è la nascita di un bimbo.
Forse se tornassimo a pensare a loro, a guardare ancora il mondo con quello sguardo curioso ed innocente, salveremmo almeno la nostra intelligenza e qualcosa di buono potrebbe ancora venire, pensando magari a chi verrà dopo di noi e non limitandoci a fottere il più possibile in una sola “legislatura”.

Mandragola è per me anche e soprattutto, l’incontro con Paolo Bonacelli, uno dei grandi interpreti del cinema e del teatro italiano che, ancora curioso e in cerca di nuovi stimoli, si propone quale magistrale interprete di Messer Nicia Calfucci, lo straodinario protagonista di quest’opera, ruolo che aveva interpretato anni fa per la regia di Mario Missiroli.

Ho chiesto a Paolo stesso di scrivere di suo pugno qualche nota sul nostro incontro. Ecco le sue parole: “tra Jurij Ferrini e Paolo Bonacelli è nato il progetto di mettere in scena Mandragola di N. Machiavelli per iniziare un percorso artistico comune, essendo di generazioni diverse e avendo avuto esperienze artistiche diverse, cercando di dar vita a un teatro di qualità, del quale più che mai oggi si sente l’esigenza. Mandragola è una grande commedia che attraverso una storia di “corna” riesce a essere di fulminante comicità e a farci comprendere nello stesso tempo, il pensiero dell’ autore sulla società con i suoi intrighi, le passioni, la corruzione e il fine perseguito con ogni mezzo. La cosa meravigliosa è anche il modo in cui la lingua cinquecentesca arriva felicemente in tutte le sue sfumature al pubblico di oggi che ne trae grande godimento. Metterla in scena oggi vuol dire porre l’accento su temi e problemi soci ali di costume che, pur a distanza di secoli rimangono più che mai attuali facendo oltretutto conoscere al grande pubblico una delle opere fondamentali della nostra drammaturgia.”

Lo spettacolo è audiodescritto per non vedenti e ipovedenti.