Battiston e Testa a Lugo, Ravenna e Bologna

GIUSEPPE BATTISTON e GIANMARIA TESTA

APRONO LA STAGIONE INVERNALE

DEL TEATRO ROSSINI

VENERDI 25 OTTOBRE ore 20.30

ITALY

Sacro all’ Italia raminga

Giuseppe Battiston legge ITALY di Giovanni Pascoli

musica di Gianmaria Testa (voce e chitarre)

assistente alla regia Valentina Fois

regia di Giuseppe Battiston

Giuseppe Battiston e Gianmaria Testa tornano di nuovo insieme in palcoscenico, dopo i successi

di “18 mila giorni – Il Pitone”, a raccontare di Italia e delle migrazioni nostre del secolo scorso.

Lo fanno attraverso la poesia e le parole di Giovanni Pascoli, ma anche attraverso la musica e le

canzoni dello stesso Gianmaria Testa che al tema delle migrazioni contemporanee ha dedicato un

intero album, “Da questa parte del mare”.

“Italy” è uno spettacolo-reading, essenziale, ma ad alto tasso di poeticità. La bravura di Giuseppe

Battiston è, se è possibile ancora più esaltata dal verso pascoliano che, attraverso la sua voce,

sentiamo più vicino e familiare; Gianmaria Testa porta in punta di piedi le sue canzoni, ma anche

quelle della tradizione popolare dei migranti e non manca la messa in musica di una delle più note

poesie di Pascoli.

“Italy” ha debuttato al Festival della Mente di Sarzana in prima assoluta davanti a circa 1200

“Italy” è un poema scritto da Pascoli nel 1904, composto da due canti per un totale di 450 versi.

Ispirato ad una vicenda realmente accaduta ad un amico del poeta, ha come sottotitolo “Sacro all’

Italia raminga”, e narra le vicende di una famiglia di emigranti. Protagoniste della vicenda sono

una bimba nata oltreoceano (in America) portata in Italia, a Caprona, dagli zii per curare la tisi, e

sua nonna che la accudisce.

Vicenda personale a parte, Pascoli racconta in realtà le condizioni di un’Italia lontana nella storia

e nella memoria; un’Italia che sotto la morsa della povertà lascia andare i suoi figli per il mondo in

cerca di più fortuna; un’Italia che si lascia abbandonare perché incapace di accudire tutti i suoi figli:

li manda lontano a edificare un nuovo mondo a confrontarsi con una società che non li vuole e che

li vede stranieri in ogni luogo “orfani del mondo”. Un’Italia personificata, che si arrabbia, piange, si

dispera e talvolta riesce a provare pena.

Pascoli ci parla di un ritorno. Gli emigrati confondono la loro lingua d’origine e non sanno più

esprimersi, se non in dialetto, ma americanizzato, che rende difficile la comunicazione , che pone

distanze e che acuisce questo senso di emarginazione; i ricordi del loro piccolo paese vengono

sostituiti da nuovi ricordi, più grandi!: l’America, una enorme macchina che li accoglie nel suo

ingranaggio, dove ognuno ha una possibilità.

Di un arrivo. La piccola Molly, a tutti gli effetti americana, appena sbarca diventa Maria, non

conosce la lingua, non conosce i luoghi, e a differenza degli altri, per cui il tornare ha il sapore della

malinconia, per Molly questo arrivo è fatto di cose tristi, nere, che fanno paura.

Dell’attesa di chi è rimasto. Di quest’attesa ferma nel tempo e nel ricordo; Immersa in una vita fatta

di fatiche, di dolore, una vita passata a strappare alla propria terra un po’ di vita; che è testimone

consapevole e rassegnata, che ha tanto pianto “pianto poi di nascosto, per non far più mesti/ i figli

che … diceano addio , col canto” .

Di un conflitto, seppure inconsapevole, che emerge dall’incontro di due generazioni, nazionalità,

lingue… che genera sempre il malinteso. Molly e la nonna all’inizio non riescono a comunicare,

Molly parla solo con la sua bambola, non capisce gli usi, le abitudini di questo mondo sconosciuto.

Per la nonna il suo parlare è simile al cinguettio degli uccelli… piano piano attraverso i gesti, gli

sguardi e le poche parole condivise, riescono a costruire un loro linguaggio, un rapporto affettivo e

un piccolo bagaglio di ricordi comuni.

E infine di una nuova partenza, ricca di promesse. Molly finalmente guarita dalla malattia deve

tornare in America. Sente il peso di questo imperativo perché quest’Italia dapprima così “bad”, così

inospitale diviene il luogo di nuovi ricordi, di nuovi affetti, il nonno e i visi cortesi incontrati per

le strade di Caprona, e affetti perduti, poiché la nonna ammalatasi muore, diviene “sweet”, e tutti i

ricordi e gli affetti divengono radici, radici di una terra sì amara e crudele, che però come una madre

è capace di riaccogliere e abbracciare i suoi figli. Molly partirà, tornerà nel suo paese la “Merica”,

ma con la promessa, la speranza, di poter tornare ancora in questo suo nuovo paese tanto lontano: [

“ tornerai Molly?” Rispondeva: – Sì!-]

“Nella ricerca del materiale Pascoliano -dice Giuseppe Battiston- mi sono imbattuto in una

serie di fotografie e di queste una mi ha colpito in modo particolare la foto di un barcone carico

all’inverosimile. Di italiani.

L’analogia con i tempi che viviamo, con la nostra Storia contemporanea, che sarà “futura Storia

e Memoria” è il motivo per cui ho scelto di proporre questo poema. Vorrei che l’Italia, gli italiani

avessero rispetto per la propria Memoria e ne facessero un patrimonio”.

Gli artisti

Giuseppe Battiston

Attore di cinema e di teatro. La sua carriera ha inizio a teatro, dove interpreta ruoli di grande

risalto arrivando a vincere nel 1986 il premio UBU come miglior attore non protagonista per la

rappresentazione “Petito Strenge” di Alfonso Santagata. Proprio a teatro viene notato da colui

che gli offrirà il debutto sul grande schermo, Silvio Soldini, che gli affida nel 1993 una parte per

il suo ‘Un’anima divisa in due’. Il sodalizio con questo regista gli vale un’assidua partecipazione

alle sue pellicole, infatti Soldini lo richiama per ‘Pane e tulipani’ (1999), in cui interpreta un

investigatore privato un po’ maldestro che gli fa vincere il David di Donatello e il Ciak d’oro come

miglior attore non protagonista, e per “Agata e la tempesta” (2004), che gli vale un’altra nomination

ai David. Nel 2000 è il film con Aldo Giovanni e Giacomo “Chiedimi se sono felice” che lo mostra

al grande pubblico. Ottiene una nomination anche al Nastro d’argento come miglior attore non

protagonista nel 2006 per il film di Cristina Comencini ‘La bestia nel cuore’. Nel 2007 recita in due

pellicole, “La giusta distanza” di Carlo Mazzacurati, vincendo il premio come miglio interprete

italiano alla Festa del Cinema di Roma, e nella commedia “Non pensarci” di Gianni Zanasi con

Valerio Mastandrea. Da segnalare infine la sua intensa interpretazione in “La Passione”, ultimo

lavoro di Carlo Mazzacurati (2010)

In teatro, nel 2009, ha vinto il premio Hystrio e il Premi ETI – Gli Olimpici del Teatro 2009 come

miglior interprete di monologo per “Orson Welles’Roast”, spettacolo che gli vale anche, all’inizio

del 2010, il Premio UBU come miglior attore protagonista. Ha inoltre vinto il Pegaso d’Oro (premio

Flaiano) per la sua interpretazione di “18 mila giorni – il Pitone”, testo di Andrea Bajani, portato in

scena insieme al cantautore Gianmaria Testa.

Gianmaria Testa

Gianmaria Testa, classe 1958, è italiano, italianissimo, vive nelle Langhe in Piemonte, eppure

c’è voluta la Francia per scoprirlo. Da quando ha mandato al Festival di Recanati la sua cassetta

registrata chitarra e voce, vincendone il primo premio una prima volta nel ’93 e poi di nuovo

nel ’94, sono passate un bel po’ di cose: 7 dischi -Montgolfières (1995), Extra-Muros (1996),

Lampo (1999), Il valzer di un giorno (2000), Altre Latitudini (2003), Da questa parte del mare

(2006, vincitore del Premio Tenco) e l’ultimo, un live “Solo – dal vivo” (2009)-, più di 2000

concerti in Francia, Italia, Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Canada, Stati Uniti, Portogallo,

In Italia il percorso è stato un po’ più complicato e difficile perché condotto davvero senza

compromessi, con pochissime apparizioni Tv o passaggi radiofonici e nessun tipo di

pubblicità. La sua vera forza è stata ed è ancora il passaparola. Chi va a un suo concerto non

riesce a dimenticarlo: l’emozione nasce palpabile e si divide tra tutti.

Moltissime le collaborazioni con altri musicisti italiani del jazz e del folk: da Gabriele Mirabassi

e Enzo Pietropaoli a Paolo Fresu; da Rita Marcotulli a Riccardo Tesi (col quale ha dato vita al

“Progetto Saramago”, una sorta di omaggio al grande nobel per la letteratura); da Enrico Rava

(insieme al quale ha presentato con grande successo Guarda che luna!, spettacolo dedicato alla

figura di Fred Buscaglione che ha visti protagonisti, oltre a loro, la Banda Osiris, Stefano Bollani,

Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo) a Battista Lena per il quale ha fatto la voce recitante e ha cantato

nel suo ultimo lavoro discografico (I cosmonauti russi) dedicato alla navicella spaziale MIR.

Senza dimenticare le collaborazioni con attori come Paolo Rossi e Marco Paolini o l’intensa

collaborazione -che è ormai quasi una fratellanza- con lo scrittore Erri De Luca col quale ha

condiviso -e ancora condivide, palcoscenici in Italia e all’estero.

E’ uscito alla fine del 2011 il suo nuovo lavoro discografico di inediti, “VITAMIA”, una sorta

di bilancio di vita personale e di vita sociale. Gianmaria ha compiuto da poco 18.980 giorni e ha

sentito l’esigenza di guardarsi indietro e dentro, di guardare al segno che 18 mila giorni -questo il

titolo di una delle canzoni “guida” del nuovo album- hanno lasciato su di lui, ma anche sul nostro

paese e sulla vita sociale degli italiani. Al disco, sempre prodotto da Fuorivia, ha fatto seguito una

lunga tournée in Italia, Francia, Germania, Austria, Svizzera, Canada, Olanda e Belgio.

Informazioni e prenotazioni

Teatro Rossini

Piazzale Cavour 17

Tel. 0545.38542

info@teatrorossini.it

48022 Lugo

teatrorossini.it

TEATRO DUSE | BOLOGNA
VENERDI’ 30 MARZO ore 21

PRODUZIONI FUORIVIA /FONDAZIONE TEATRO STABILE TORINO

GIANMARIA TESTA e GIUSEPPE BATTISTON

18 MILA GIORNI – IL PITONE

testo di Andrea Bajani – disegno luci di Andrea Violato
regia di Alfonso Santagata

Com’è successo che un giorno ci siamo svegliati e il lavoro, da diritto che era, era diventato una concessione, e ciascuno era disposto a sbranare il vicino pur di salvarsi? Andrea Bajani

Al Teatro Duse il 30 marzo Giuseppe Battiston, accompagnato dalle musiche di Gianmaria Testa, è il protagonista di “18 mila giorni – Il Pitone” un monologo scritto da Andrea Bajani e diretto da Alfonso Santagata.
18 mila giorni corrispondono a 50 anni. E’ curioso come la prospettiva e il senso del tempo possano cambiare a seconda del criterio col quale lo si organizzi: gli anni o i giorni.
Il pitone è un animale che prima se ne sta buono e ti prende le misure e poi, quando ha raggiunto la tua stessa lunghezza o la tua stessa forza, ti fa fuori. Il nostro spettacolo parte da qui: dal tempo e da una metafora.
Protagonista un uomo di 50 anni che perde il lavoro. Un giorno arriva in ufficio un impiegato più giovane, prima una scrivania piccola accanto alla sua, poi la sua, di scrivania, che viene rimossa. E col lavoro, il protagonista, perde anche tutta la sua vita. Perde il senso delle cose. Se ne sta asserragliato in un appartamento che è diventato una sorta di discarica di cose, ricordi e sentimenti, solo, senza la moglie e il figlio che lo hanno abbandonato.
Riflessioni personali e epocali si intrecciano a sottolineare come in soli 18 mila giorni siano radicalmente mutate le prospettive e le aspettative sociali in Italia. Dalla dignità del lavoro del gruista della “Chiave a stella” di Primo Levi, da un’epoca in cui il lavoro era un diritto e elemento fondante dell’umana dignità, al trionfo dell’odierno precariato, divenuto persino forma più o meno palese di ricatto sociale.
Giuseppe Battiston, pluripremiato attore del nostro cinema e del nostro teatro (Premio UBU come miglior attore italiano nel 2009, nel luglio 2011 l’assegnazione del Pegaso d’oro – Premio Flaiano proprio per la sua interpretazione di “18 mila giorni” ) è accompagnato dal contrappunto musicale del cantautore Gianmaria Testa che ha composto canzoni nuove e inedite apposta per questo spettacolo.
Il testo, originale, è dello scrittore torinese Andrea Bajani (vincitore del premio Bagutta per il suo ultimo romanzo “Ogni promessa”); La regia è di Alfonso Santagata, uno dei più importanti esponenti del teatro italiano contemporaneo, le luci di Andrea Violato.
La sera del 30 marzo, a partire dalle 18, il bar del Teatro Duse proporrà anche l’appuntamento con l’aperitivo, un’occasione unica aperta a tutti, al pubblico e a chi vuole fare un’esperienza nuova in una location inusuale. Aperitivo 5 €

Prezzi di “18 mila giorni – il pitone”: 29 € platea – 24 € prima galleria – 19 € seconda galleria
Fino al 29 marzo alla biglietteria del teatro è disponibile il pacchetto biglietto di platea+aperitivo a 20 €
Prevendite biglietti presso la biglietteria del Teatro Duse in Via Cartoleria, 42 a Bologna (apertura
dal martedì al sabato ore 15-19), presso il Circuito VIVATICKET-CHARTA, i punti d’ascolto delle IperCoop e il Circuito HELLO TICKET, oltre alle prevendite abituali di Bologna e con carta di credito su teatrodusebologna.it

Per informazioni: 051/231836 – info@teatrodusebologna.it

ATTENTI AL pitone CHE Ci strozza la vita In scena a Ravenna “18 mila giorni – Il pitone”, l’atteso spettacolo di Andrea Bajani con Giuseppe Battiston e Gian Maria Testa

Giuseppe Battiston è il protagonista, affiancato dal cantautore Gian Maria Testa, dello spettacolo 18 mila giorni – Il pitone, da un testo originale dello scrittore Andrea Bajani in scena lunedì 19 marzo al Teatro Alighieri alle 20.30.
Il monologo vede al centro un uomo di cinquant’anni che perde il lavoro, scalzato subdolamente da uno più giovane. A questa semplice circostanza si lega l’enigmatico titolo della pièce: diciottomila è il numero di giorni che corrisponde a cinquant’anni e quella del pitone è la figura di un animale che prima se ne sta buono e prende le misure della propria vittima e poi, quando ha raggiunto la sua stessa lunghezza o forza, la fa fuori.

Perdendo il lavoro, il protagonista, perde anche tutta la sua vita e il senso delle cose. Se ne sta asserragliato in un appartamento che è diventato una sorta di discarica di cose, ricordi e sentimenti, solo, senza la moglie e il figlio che lo hanno abbandonato. Il suo è dunque un doppio fallimento, professionale e affettivo, accompagnato dalla consapevolezza di aver consumato la propria vita nelle mani degli altri.
Riflessioni personali e epocali si intrecciano a sottolineare come in soli diciottomila giorni siano radicalmente mutate le prospettive e le aspettative sociali in Italia. Dalla dignità del lavoro di un’epoca passata in cui questo era un diritto e un elemento fondante della condizione umana, al trionfo dell’odierno precariato divenuto forma più o meno palese di ricatto sociale.

Battiston, pluripremiato protagonista della scena cinematografica e teatrale italiana (Premio Hystrio e Premio ETI-Gli Olimpici del Teatro 2009, Premio Ubu 2010 come miglior attore) conferma le sue doti tragicomiche interpretando un personaggio disperatamente ironico, che egli esplora in profondità e insieme con levità, accompagnato in scena dalle musiche di Gianmaria Testa – che ha composto canzoni originali per questo spettacolo – sotto la direzione di Alfonso Santagata con le luci di Andrea Violato. “La perdita del lavoro, accompagnata dalla perdita di identità, è qualcosa di vergognoso, un’umiliazione nei confronti della famiglia, dei vicini e del mondo che ti circonda – afferma il regista. Il protagonista, disoccupato, è ridicolo; non riesce a rialzarsi dai colpi subiti da una società cinica, volubile e consumistica che butta via tutto ciò che non rende più”.

L’autore, Andrea Bajani, rappresentante di una nuova accreditata generazione di scrittori italiani, ha precedentemente affrontato i temi del lavoro nel romanzo Cordiali saluti e nel reportage Mi spezzo ma non m’impiego (Einaudi 2005 e 2006). Di lui si ricorda anche la vittoria del Premio Lo Straniero attribuitogli dall’omonima rivista diretta da Goffredo Fofi e consegnatogli proprio a Ravenna, al Teatro Rasi, nel 2008.
18 mila giorni, prodotto da Fuorivia e Fondazione Teatro Stabile di Torino, è un appuntamento fuori abbonamento della Stagione di Prosa e fa parte al contempo del programma del Nobodaddy, progetto sulla scena contemporanea, a cura del Teatro delle Albe/Ravenna Teatro.

I biglietti hanno il prezzo unico di 15 euro (più diritti di prevendita) e possono essere acquistati presso la biglietteria del Teatro Alighieri, via Mariani 2, Ravenna, telefono 0544 242957 (orario di apertura: feriali dalle 10 alle 13, giovedì dalle 16 alle 18 e da un’ora prima della rappresentazione), presso le agenzie e le filiali della Cassa di Risparmio di Ravenna e IAT di Ravenna. Informazioni presso Ravenna Teatro, via di Roma 39, Ravenna, tel. 0544 36239

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