Palazzo San Giacomo con Sollima e Capossela

Vinicio Capossela e La Banda della Posta: canzoni di frontiera e d’anarchia, tutte da ballare
Palazzo San Giacomo (Russi), domenica 29 giugno ore 21.30

Ironico e straripante, ma anche sentimentale, Vinicio Capossela è il cantautore più originale e fantasioso della sua generazione, ed è soprattutto un ‘migrante’ della musica. In questo suo viaggiare un anno fa è tornato alle origini, a Calitri, il centro in provincia di Avellino dov’è nato suo padre. Ha recuperato così La Banda della Posta, un complesso di anziani musicisti che sin dagli anni Cinquanta del Novecento ha suonato ai matrimoni del paese un repertorio musicale energico e vitale, fatto di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot. Ora, il tour di ‘Vinicio Capossela e la Banda della Posta’, dopo aver infiammato la scorsa estate da nord a sud le piazze dello stivale, arriva al Ravenna Festival, domenica 29 giugno ore 21.30, nella seconda serata ambientata nella suggestiva cornice open air di Palazzo San Giacomo (Russi) con una nuova veste e un sottotitolo eloquente: ‘Musiche da ballo, canzoni di frontiera e d’anarchia’. Ai plettri e ai ferri dei banditi, si uniranno la chitarra surf-western di Asso Stefana, e la voce intensa della cantante salentina Enza Pagliara.

“Lo sposalizio – commenta Vinicio Capossela – è stato il corpo e il pane della comunità. Il mattone fondante della comunità, veniva consumato con il cibo e con la musica. Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a ‘sponzare’ le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano. Un repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, che era in fondo comune nell’Italia degli anni ‘50 e ‘60 e che si è codificato come una specie di classico del genere in un periodo nel quale lo ‘sposalizio’ è stata la principale occasione di musica, incontro e ballo. A Calitri, in alta Irpinia, qualche anno fa, un gruppo di anziani suonatori di quell’epoca aurea non priva di miseria, ha preso l’abitudine di ritrovarsi davanti alla posta nel pomeriggio assolato. Montavano la guardia alla posta, per controllare l’arrivo della pensione. Quando l’assegno arrivava, sollevati, tiravano fuori gli strumenti dalle custodie e si facevano una suonata. Il loro repertorio fa alzare i piedi e la polvere e fa mettere ad ammollo le camicie sui pantaloni. Ci ricorda cose semplici e durature. Lo eseguono impassibili e solenni, dall’alto del migliaio di sposalizi in cui hanno sgranato i colpi. Per questo si sono guadagnati il nome di Banda della Posta”.

Così, la nuova versione dello spettacolo, alle canzoni di Capossela, alle polke, alle quadriglie e alle mazurke del gruppo postale aggiunge un repertorio che attinge alle musiche folk, al canto sociale e di lavoro, al canto anarchico e alle canzoni di guerra nel centenario del conflitto mondiale, senza dimenticare i cantanti dell’emigrazione ferroviaria degli anni Sessanta. In anteprima verranno eseguiti alcuni brani del prossimo disco dell’autore insieme a canzoni di Enzo Del Re e Matteo Salvatore e brani come ‘Inno dei malfattori’, ‘Il galeone’ e ‘Te deum de’ calabresi’. “Ascolteremo una musica ‘a bassa definizione’ – commenta il musicologo e antropologo Giovanni Vacca nelle note al programma – con brani che se li dovesse proporre un qualsiasi gruppo urbano verrebbe naturale metterci quanto meno uno scarto ironico di qualsiasi tipo, tanto prevedibili sono le associazioni che essi ingenerano. Chi potrebbe suonare oggi, con la massima serietà, Espana Cani o Creola? Chi non vi coglierebbe un esotismo ormai d’altri tempi? E invece i suonatori della Banda della Posta lo fanno proprio con la massima serietà, ‘solenni e impassibili’ come nota acutamente Vinicio nelle note di copertina del cd”.

Ad accompagnare sul palco Vinicio Capossela, i componenti della Banda della Posta, tutti con i capelli bianchi, ma con energia da vendere, assistiti sul palco da Vito ‘Tuttomusica’: Giuseppe Caputo ‘Matalena’ al violino, Franco Maffucci ‘Parrucca’ chitarra e voce, Giuseppe Galgano ‘Tottacreta’ alla fisarmonica, Giovanni Briuolo chitarra e mandolino, Vincenzo Briuolo mandolino e fisarmonica, Giovanni Buldo ‘Bubù’ al basso, Antonio Daniele alla batteria, Crescenzo Martiniello ‘Papp’lon’ all’organo, Gaetano Tavarone ‘Nino’ alle chitarre, insieme a due stretti collaboratori, il chitarrista Alessandro ‘Asso’ Stefana e Taketo Gohara al suono.

Il concerto è realizzato con il contributo di Sigma e del Comune di Russi.

Info e prevendite: 0544 249244 – ravennafestival.org
Biglietto (valido per i due concerti): 15 euro (posto in piedi). Dalle 19 nel parco di Palazzo San Giacomo funzioneranno alcuni stand gastronomici

Sabato 28 giugno ore 21.30 l’Orchestra popolare “La notte della

Taranta”, domenica 29 giugno ore 21.30 Vinicio Capossela e La

Banda della Posta

Il Ravenna Festival a Palazzo San Giacomo

Un centinaio gli appuntamenti per il venticinquesimo compleanno del Ravenna Festival, una vetrina estiva che coniuga musica, teatro, danza, cinema e arte e che accoglie nomi prestigiosi.

Due sono gli appuntamenti in programma a Russi. La Notte della Taranta e La Banda della Posta con Vinicio Capossela animeranno due notti nella suggestiva cornice del secentesco Palazzo San Giacomo, prima residenza estiva dei conti Rasponi. Ed è degno di nota come quest’anno due dei principali luoghi del festival siano entrambi legati alle vicende della grande famiglia le cui vicende sono per oltre quattro secoli così strettamente legate alla città di Ravenna. Va anche ricordato, in un contesto come quello del festival, che sempre i Rasponi furono tra i maggiori promotori della nascita di varie istituzioni culturali cittadine, quali le Accademie Filarmonica, Filodrammatica, delle Belle Arti e il nuovo Teatro Alighieri.

Giovanni Sollima, più volte ospite di Ravenna Festival, sarà protagonista il 28 giugno della Notte della Taranta: il musicista palermitano, suonando e dirigendo un’orchestra di oltre trenta elementi proporrà infatti la sua personalissima interpretazione della tradizionale pizzica salentina.

Altro grande ritorno al Ravenna Festival è quello di Vinicio Capossela. Al visionario cantautore e scrittore di origine irpina è dedicato un vero e proprio focus articolato in due momenti, uno dei quali con La Banda della Posta, avrà luogo a Russi il 29 giugno ed ha come protagonisti, oltre ovviamente allo stesso Capossela, un gruppo di anziani suonatori di Calitri, in un repertorio di musiche popolari “ballabili” per i matrimoni.

Vinicio Capossela, cresce artisticamente nei circuiti underground dell’Emilia-Romagna, fino ad essere notato e lanciato da uno dei massimi esponenti contemporanei della musica d’autore, Francesco Guccini. Vive da quasi 20 anni a Milano. Il nuovo millennio lo avvicina molto alla sua terra d’origine, l’Irpinia, e questo amore reciproco con la gente del luogo si concretizza con la cittadinanza onoraria concessagli dal comune di Calitri per onorare la sua grande genialità e creatività.

Giovanni Sollima, è tra i più carismatici violoncellisti e compositori contemporanei, comincia presto una carriera prestigiosa vantando grandi collaborazioni nel mondo della musica. La sua di musica, è definita post-minimalista ed è contaminata con elementi rock jazz e suoni mediterranei.

• sabato 28 giugno 2014 Palazzo San Giacomo, ore 21.30

ORCHESTRA POPOLARE LA NOTTE DELLA TARANTA

GIOVANNI SOLLIMA maestro concertatore

• domenica 29 giugno 2014 Palazzo San Giacomo, ore 21.30

VINICIO CAPOSSELA E LA BANDA DELLA POSTA

Info e prevendite: 0544 249244 ravennafestival.org

Biglietto singolo evento: € 15,00 posto in piedi

La notte della taranta: ritmi che scatenano e ‘pizzicano’ il corpo
Palazzo San Giacomo (Russi), sabato 28 giugno ore 21.30

Tutti pazzi per la Taranta. Orgiastica, dionisiaca, sfrenata, incontenibile, la Notte della Taranta, dopo sette anni, a furor di pubblico, ritorna al Ravenna Festival per “incendiare” – sabato 28 giugno ore 21.30 – con le sue musiche catturanti e le sue danze rapinose Palazzo San Giacomo a Russi. Nel grande prato che ha come sfondo di straordinaria suggestione la seicentesca residenza di campagna della famiglia Rasponi, sarà come immergersi nella particolare atmosfera di Melpignano, che ogni anno nell’ultimo weekend di agosto si trasforma in una Woodstock italiana, per ritrovare la forza e le vibrazioni, ancestrali e misteriose, della musica popolare di quel lembo di Puglia, che negli anni si è imposta nel mondo come un fenomeno di massa.

Gran cerimoniere, in qualità di maestro concertatore, il musicista e compositore palermitano Giovanni Sollima – con il suo inseparabile violoncello – alla guida dei formidabili strumentisti dell’Orchestra Popolare La Notte della Taranta composta da: Massimiliano De Marco (voce e chitarra), Piero Balsamo (voce, tamburello e cupa cupa), Riccardo Laganà e Vito De Lorenzi (tamburello), Attilio Turrisi (chitarra battente), Claudio Prima (organetto), Roberto Gemma (fisarmonica), Giancarlo Parisi (fiati), Silvio Maria Cantoro (basso), Alessandro Monteduro (percussioni), Antonio Marra (batteria), Monika Leskovar, Amedeo Cicchese, Paolo Bonomini e Enrico Melozzi (violoncelli). Le preziose voci soliste, come quelle di Alessandra Caiulo, Stefania Marciano e Alessia Tondo, autentiche vestali della taranta, che ce la metteranno tutta a “pizzicare” e irretire con i loro magnetici canti il pubblico che parteciperà a questa Notte incantata.

Musicista eclettico, “colto” per formazione e tra i più sensibili alle vibrazioni ancestrali e misteriose della musica popolare, Giovanni Sollima si è fatto contagiare dal mondo magico del tarantismo e dallo scorso anno è divenuto maestro concertatore di quello straordinario evento cult che è la Notte della Taranta, succedendo nel tempo a musicisti di estrazione diversa come Daniele Sepe, Piero Milesi, Joe Zawinul, Vittorio Cosma, Stewart Copeland, Ambrogio Sparagna, Mauro Pagani, Ludovico Einaudi, Goran Bregovic, lasciando ciascuno a questo inimitabile evento l’impronta personale del proprio stile. Così come ha fatto Giovanni Sollima, che ha saputo fondere nelle sue note tradizione e modernità. Imbracciando l’inseparabile violoncello si è immerso negli irresistibili e contagiosi ritmi salentini che, per lo stesso Sollima “scatenano il corpo e generano danza, come il respiro che genera canto e viceversa”. E che con forza irrompono nella sua scrittura, come in quell’Antidotum tarantulae XXI, in cui l’energia contagiosa del rito s’intreccia a inflessioni rinascimentali e barocche, viaggiando in un tempo senza tempo. “Sono siciliano e nell’affrontare il repertorio della taranta e della pizzica ho trovato molti legami e affinità con la mia terra”, dichiara Sollima che proprio in quest’occasione fa “cantare” energicamente il suo strumento con “fisicità” e “carnalità”. Allora è tempo di dare inizio a un lungo viaggio tra terra, cielo e mare, sull’onda lunga di una musica vertiginosa, contagiosa, elettrizzante, dall’insostenibile forza ritmica. E quella di Giovanni Sollima è una taranta che vibra sulle corde del suo “diabolico” violoncello, nel battito forsennato dei tamburelli e nelle note delle tante canzoni d’amore e di lavoro, che scandiscono questa lunga (e si vorrebbe interminabile) Notte come Fimmane fimmane, Pizzica di Galatone, Pizzica di Santu Paulu, Aria caddhripulina, Kali Nifta (“Buona notte”), lo struggente canto griko diventato ormai l’inno ufficiale della kermesse.

Cresciuta negli anni, l’Orchestra Popolare della Notte della Taranta è oggi composta da circa trenta musicisti di pizzica e musica popolare di tutto il Salento e rappresenta il formidabile strumento di paragone culturale di un affascinante “mondo nel mondo” e rappresenta oggi la memoria sonora dell’evento simbolo della pizzica renaissance e un insostituibile strumento di promozione culturale. La missione è quella di far varcare alle tradizioni culturali salentine il loro naturale contesto locale, portando le musiche, i suoni e le voci del repertorio di quella estrema parte di Puglia in ambienti a loro sconosciuti. E Per l’Orchestra non sono mancati momenti di spettacolo fuori dai confini nazionali, dalla Germania a Londra, da New York alla Tunisia a Pechino, con la partecipazione al Festival di Musica Popolare di Chaoyang, registrando ovunque un caloroso successo e una festosa partecipazione popolare perché l’happening si trasforma in una festa travolgente, magari un po’ folle e a tratti bizzarra. Un rito collettivo al quale è impossibile sottrarsi e che in continuazione vede aumentare il numero dei “pizzicati”: il morso del ragno contagia indistintamente uomini e donne nel nome della musica, della danza e del ritmo frenetico della pizzica.