Les vêpres siciliennes
GIUSEPPE VERDI
GRAND-OPÉRA IN CINQUE ATTI
Libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrier
Revisione sulle fonti originali a cura di C. Toscani
Editore Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
Teatro di San Carlo
Stagione Lirica e di Balletto 2010-2011
Domenica 15 maggio, ore 19.00
martedì 17, ore 19.00 / giovedì 19, ore 19.00
domenica 22 ore 17.00 / martedì 24, ore 19.00
ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DI SAN CARLO
direttore Gianluigi Gelmetti
Interpreti
Gregory Kunde, Henry
Alexandrina Pendatchanska, Hélène
Dario Solari, Guy de Montfort
Orlin Anastassov, Jean Procida
Regia Nicolas Joël
ripresa da Alberto Cavallotti e Mariano Bauduin
Coreografie Amedeo Amodio
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
PRODUZIONE TEATRO MASSIMO DI PALERMO 2004
Domenica 15 maggio, ore 19.00, in scena al Teatro di San Carlo, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, Les Vêpres Siciliennes di Giuseppe Verdi.
Omaggio ai 150 dell’Unità d’Italia, il Lirico di Napoli propone per la prima volta sul suo palcoscenico -e in assoluto per la seconda volta in Italia- la rappresentazione integrale della versione originale del capolavoro del compositore di Roncole di Busseto: un grand-opéra in cinque atti ispirato alla vicenda dei Vespri siciliani del 1282, in cui si concentrano passioni patriottiche, ideali politici, desiderio di giustizia e diritto alla libertà, insieme ad una profonda e amara riflessione sul senso della storia e sul destino degli uomini.
L’allestimento in scena al San Carlo riprende quello prodotto dal Massimo di Palermo del 2004, con alcune importanti novità, tra cui il libretto in francese e il balletto del terzo atto rivisitato da Amedeo Amodio in una coreografia inedita che si ispira al mito classico.
Sul podio, dopo oltre venticinque anni di assenza da Napoli, Gianluigi Gelmetti a dirigere Orchestra e Coro del Lirico, preparato da Salvatore Caputo.
La regia è di Nicolas Joël (ripresa da Alberto Cavallotti e Mariano Bauduin). Le scene di Ezio Frigerio richiamano spazi architettonici di Palermo. I costumi di foggia medievale sono firmati dal Premio Oscar Franca Squarciapino, che ha ideato per l’occasione nuovi abiti per il balletto. Impegnato per la rappresentazione anche il Corpo di Ballo del San Carlo, diretto da Alessandra Panzavolta. Nel cast: Dario Solari (Guy de Montfort), Gregory Kunde (Henri), Alexandrina Pendatchanska (Hélène) e Orlin Anastassov (Jean Procida).
Il titolo, in cartellone fino al 24 maggio, sigla la chiusura della Stagione Lirica e di Balletto 2010-2011 del San Carlo.
Quella del San Carlo del prossimo 15 maggio è in ordine cronologico la seconda rappresentazione integrale (in cinque atti) della versione originale su di un palcoscenico italiano, ma dal punto di vista teatrale e musicologico presenta una rilevanza di grande valore storico e artistico. L’azione è ambientata nel Medioevo, il libretto è in francese ed è previsto il balletto del terzo atto. Questi tre elementi, messi insieme, rappresentano una novità in Italia nella storia delle rappresentazioni integrali della versione originale dei Vêpres.
Scritta su commissione dell’Opéra di Parigi, Les Vêpres Siciliennes debuttò il 13 giugno del 1855. Grand-opéra in cinque atti su libretto in francese di Eugène Scribe e Charles Duveyrier, si ispira alla vicenda dei vespri siciliani del 1282. La rivolta contro i francesi fa da sfondo a una storia d’amore e di potere che si conclude con un finale tragico. Il pubblico italiano vi ritrovò quegli ideali patriottici e quelle passioni politiche contro l’invasore che animavano il Risorgimento. La prima italiana fu nel 1855 al Regio di Parma, con libretto tradotto in italiano da Arnaldo Fusinato. Al San Carlo andò in scena per la prima volta il 5 settembre 1857, con titolo modificato a causa della censura in Batilde di Turenna (in altri teatri circolava con il titolo Giovanna di Guzman di Sicilia). Soltanto dopo l’Unità nazionale, tornò ad essere rappresentata con il titolo I Vespri siciliani (sempre con libretto italiano). L’ultima messa in scena al Lirico di Napoli è del 1955. Nella sua storia, l’opera conta frequenti rappresentazioni, allestite con tagli e soprattutto con un cambio di ambientazione, non più medievale ma ottocentesca, e con libretto in italiano. La prima storica rappresentazione integrale in Italia della versione originale in francese è del 1997 al Teatro dell’Opera di Roma (l’azione è però spostata dal Medioevo all’Ottocento risorgimentale).
Il regista Nicolas Joël descrive l’opera di Verdi: “Soggetto grandioso, passionale e originale, i Vêpres permettono una realizzazione scenica da lasciar senza fiato. Verdi voleva all’interno del ‘monumento’ sentimenti e intimità, dubbi e profondità. L’opera inaugura la sua grande riflessione umana, storica e filosofica che pone l’individuo al centro della marea irresistibile della storia. Nei Vêpres il lavoro sui personaggi è appassionante e nuovo: se per il librettista il personaggio di Procida è solo un avventuriero, Verdi lo nobilita con la sua musica”.
“Les Vêpres Siciliennes è un capolavoro”, afferma Gianluigi Gelmetti. “L’opera sprigiona un fascino tremendamente attuale, e attinge la sua forza da drammi sociali che sono eterni, una costante della vita dell’uomo: chi conquista e chi è sottomesso, chi si ribella e chi opprime”. Composta secondo i canoni del grand-opéra, contrari all’estetica e al credo verdiano, il compositore riuscì a raggiungere con questo titolo una delle sue più elevate vette artistiche. Continua Gelmetti: “La bellezza musicale è straordinaria. Coro e masse imponenti si compenetrano sapientemente con il ballo”. A proposito del terzo atto, il direttore afferma che “il balletto -raramente eseguito- è inserito nella drammaturgia generale senza creare una frattura”.
Amedeo Amodio ha creato una coreografia non convenzionale. “Il balletto del grand-opéra è di tipo classico”, afferma, “costruito come divertissement per esaltare i virtuosismi in punta di piedi. Per i Vêpres, dove la danza non si distacca dal dramma, la scena siciliana mi ha suggerito un rimando al mito dell’antica Grecia: accanto alle quattro Stagioni, che si muovono in un ballo collettivo, si scontrano le figure di Eros e Fato senza che nessuna delle due prevalga sull’altra. Il tema centrale dell’opera, l’ineluttabilità del destino, è così ricondotto in una dimensione trascendentale”.