Muti chiude la collaborazione con il Festival Pentecoste di Salisburgo

Il ‘Figaro’ inaspettato di Riccardo Muti
Al Ravenna Festival, dopo i successi di Salisburgo, va in scena l’opera di Mercadante
Teatro Alighieri, venerdì 24 giugno ore 20.30 (replica domenica 26)

La scuola napoletana è stata una vera sorgente musicale per tutta l’Europa e Riccardo Muti, grazie al progetto realizzato da Ravenna Festival e dal Salzburger Festspiele, ha contribuito a riportare alla luce capolavori dimenticati della cultura partenopea. Dal 2007, alla direzione del Festival di Pentecoste, Muti ha riscoperto partiture di Paisiello, Jommelli, Cimarosa, Scarlatti, Cherubini; un ciclo che si conclude con ‘I due Figaro, o sia il soggetto di una commedia’ di Saverio Mercadante.

L’opera che solo pochi giorni fa ha debuttato con grandissimo successo a Salisburgo va ora in scena al Ravenna Festival, due recite – in esclusiva per l’Italia – al Teatro Alighieri venerdì 24 e domenica 26 giugno sempre alle 20.30. ‘I due Figaro’ coprodotto con il Teatro Real di Madrid, dove sarà rappresentato nel marzo 2012, apre una nuova stagione del progetto sulla scuola napoletana che nei prossimi anni coinvolgerà il Festival di Ravenna e il teatro della capitale spagnola.

Riccardo Muti sarà sul podio dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini e del Vienna Philharmonia Choir (maestro del coro Walter Zeh), la regia è di Emilio Sagi, le scene di Daniel Bianco, i costumi sono firmati da Jesús Ruiz, luci di Eduardo Bravo e movimenti coreografici di Nuria Castejón.
Nel cast le voci di Mario Cassi (Figaro), Antonio Poli (Conte di Almaviva), Asude Karayavuz (Contessa), Rosa Feola (Inez), Annalisa Stroppa (Cherubino), Eleonora Buratto (Susanna), Anicio Zorzi Giustiniani (Torribio) e Omar Montanari (Plagio).

“Per concludere i miei cinque anni di direzione del Festival di Pentecoste a Salisburgo – ha commentato Riccardo Muti – ero in cerca di un musicista di forti radici partenopee, ma che guardasse al futuro. Il nome non poteva essere che il suo, Saverio Mercadante. Ma l’opera seria non mi attirava. Volevo un soggetto che potesse anche in qualche modo legarsi anche a Mozart. Ed ecco il colpo di fortuna. In una biblioteca di Madrid un giovane studioso italiano riscopre ‘I due Figaro’, partitura di Mercadante, data per persa”.

‘I due Figaro’ era, dunque, la partitura ideale per chiudere il ciclo: un’opera brillante, composta a Madrid nel 1826, ma rappresentata per motivi di censura solo nel 1835, come successe poi alle mozartiane ‘Nozze di Figaro’, e da allora mai più riallestita; un testo che testimonia come l’influenza dello stile compositivo settecentesco pesi nei nuovi assetti formali che prenderanno vita nel melodramma ottocentesco. Va ricordato come Saverio Mercadante sia stato l’esponente più significativo dell’Ottocento partenopeo, direttore del Conservatorio napoletano dal 1840 fino al 1870, anno della sua morte.

La verve buffa che attraversa la partitura,  in cui echi dello stile rossiniano si intrecciano al colore spagnolo di danze come bolero e fandango, scaturisce dalle situazioni tratteggiate nel libretto di Felice Romani: quello stesso, ispirato all’omonima commedia di Honoré-Antoine Richaud Martelly andata in scena a Parigi nel 1791, che era stato approntato per la musica di Michele Carafa andata in scena pochi anni prima al Teatro alla Scala. E che altro non è che il seguito delle commedie di Beaumarchais, ‘Il barbiere di Siviglia’ e ‘Le nozze di Figaro’ messe in musica rispettivamente da Rossini e da Mozart. Scrive Riccardo Muti, a sottolineare la straordinaria qualità appunto della partitura: “Mercadante inventa una scrittura estremamente spagnola, di ritmi, danze, colori. La Sinfonia d’apertura, ad esempio, pagina importante di una decina di minuti, è costruita su una successione di quattro danze, Fandango, Bolero, Tirana e Cachucha, con un crescendo finale vorticoso, parossistico, autenticamente spagnolo”.

L’intreccio comico ci presenta un Cherubino che, per convogliare a nozze con Inez, la giovane figlia del Conte d’Almaviva, e quindi sovvertire e svelare i piani a lui ostili di Figaro, si nasconde sotto lo stesso nome di Figaro (di qui il titolo). Susanna e la Contessa sono certo invecchiate, ma non hanno perduto l’una il piglio furbesco e la capacità di trarsi sempre e comunque d’impaccio, l’altra la fiducia nel vero amore. Figaro, quello vero, si crede troppo furbo, tanto da pensare non solo di imbrogliare il Conte e tutti gli altri, ma addirittura di fare delle sue macchinazioni “il soggetto di una commedia” che, come si vedrà, non andrà mai a compimento. L’imbroglio sarà perdonato e l’amore, finché dura, trionferà. Un trama apparentemente innocua che però ben testimonia i rivolgimenti sociali post-rivoluzionari, tanto da diventare il bersaglio, come si è detto, della rigida censura spagnola; e che in questo primo allestimento in tempi moderni è affidato alla lettura registica dello spagnolo Emilio Sagi, da trent’anni attivo in ambito operistico nei maggiori teatri in tutto il mondo.

L’evento è reso possibile grazie al prezioso contributo di Confindustria Ravenna, Koichi Suzuki e NaplEst.

Info             0544 249244       ravennafestival.org
Biglietti da 20 euro a 93 euro (85 ridotto)
“I giovani al festival”: fino a 14 anni 5 euro, 14-18 anni (50% ridotto), fino a 26 anni ‘ridotto’.