Elettronica made in Tibet
Sette giorni in Tibet
Monaci, musica intuitiva e live electronics
Giardini di San Vitale, martedì 10 luglio, ore 21.30
Sul pavimento del presbiterio di San Vitale è disegnato un labirinto. È il simbolo del difficile cammino dell’anima verso la purificazione e, quindi, la vita eterna. Un’immagine e un concetto che richiama immediatamente il senso profondo dei mandala. E la basilica è la sintesi di concezioni occidentali e orientali. Non si poteva quindi trovare spazio più misterioso, significativo e affascinante di questo per un incontro esclusivo e inedito, decisamente molto più che musicale. Quello fra i lama tibetani del monastero Drepung Loseling, due raffinati musicisti nonché avventurosi esploratori dell’universo sonoro come Markus Stockhausen e Fabio Mina; poi un coro femminile di canto gregoriano. Il tutto sapientemente spazializzato dalle nuove tecnologie del suono ‘governate’ da Luigi Ceccarelli. Nasce così l’esclusivo progetto Tibetan Monks Inside Electronics, che si dispiegherà appunto nei Giardini di San Vitale, martedì 10 luglio (ore 21.30), in esclusiva per l’Italia, all’interno di ‘Sette giorni in Tibet’.
Ci si potrà trovare di fronte, dunque, all’imprevisto, a un’avventura dello spirito, condotti per mano dai monaci tibetani, che intoneranno il loro canto multi fonico e le salmodie e i mantra, accompagnandosi con il suono dei dung-chen, le lunghe trombe telescopiche; degli oboi rgya-gling, delle campane dril-bu e dei grandi tamburi rnga.
Insieme a loro una coppia eccellente di musicisti, Markus Stockhausen, figlio dello straordinario compositore Karlheinz; e Fabio Mina, giovane riminese, flautista poliedrico che dopo esserne stato allievo è diventato suo collaboratore. Trombettista e compositore, Markus Stockhausen ha collaborato per 25 anni con il padre, che ha scritto per lui alcuni brani di tromba; fra i principali interessi, la musica intuitiva e l’improvvisazione. Nato a Colonia nel 1957, a 6 anni inizia già a occuparsi di musica, dedicandosi allo studio del pianoforte e della tromba. Ben presto vince premi e concorsi, come il ‘Deutscher Musikwettbewerb’, che gli procurano molti inviti per concerti in Germania e all’estero come solista di musica classica e contemporanea. Il suo debutto nel mondo della musica jazz avviene nel 1974 con la formazione ‘Key’ al Newcomer Jazz Festival di Francoforte. Quello nel mondo della classica, invece, è del 1976: l’opera, composta dal padre, s’intitola ‘Sirius’ e va in scena in occasione del Washington Bicentennial. Fra i vari progetti che propone sui palcoscenici di tutto il mondo (oggi esegue concerti di musica classica solo raramente), due esprimono meglio di tutti la sua particolare concezione di musica ‘intuitiva’: il collaudato ‘Sopra le Nuvole’ e il nuovissimo ‘Flowers of Now’ con Tara Bouman (sua moglie), Vera Fisher, Deborah Walker e Luca Formentini. E dal 2008 in molti concerti è affiancato anche da Fabio Mina.
Nato a Rimini nel 1984, Mina ha iniziato a studiare flauto da bambino, si è diplomato nel 2004 al Conservatorio di Pesaro e dal 2000 si è dedicato alla composizione. Durante gli anni del conservatorio, parallelamente agli studi accademici, ha iniziato l’esperienza dell’improvvisazione, inizialmente in un contesto jazzistico poi in uno spazio musicale che non avesse confini. Un percorso che lo ha portato a studiare la musica del nord dell’India, del Giappone e persiana. Dal 2002 ha cominciato lo studio del Bansuri (il flauto traverso indiano), del dizi e del bawu (due tipi di flauti cinesi), del duduk (oboe armeno) dello shakuhachi (flauto giapponese della tradizione Zen) e del ney (il flauto tradizionale turco). Nel 2006 si trasferisce a Berlino e incontra così Markus Stockhausen, di cui frequenta alcuni workshop. Si interessa da tempo di musica antica e sacra di diversa provenienza geografica.
Ad arricchire il fascino della serata arriverà il Coro gregoriano Mediæ Ætatis Sodalicium di Bologna, così da incrociare il canto liturgico della liturgia romana, con gli analoghi suoni di quella buddista tibetana. Il Coro, diretto da Nino Albarosa, è stato fondato nel 1991 da studentesse di discipline umanistiche dell’Università di Bologna. Composto appunto solo da voci femminili, si esibisce in Italia e all’estero, con tournée in Portogallo, Spagna, Lussemburgo, Francia, Belgio, Germania, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Giappone. Ne fanno parte, oggi, Roberta Binotti, Maria Cristina Bonello, Anna Pia Capurso, Bruna Caruso, Carla Cesari, Dina Cucchiaro, Federica di Leonardo, Federica Doniselli, Giulia Peri, Anna Maria Rais, Cinzia Romeo. Il coro ha inciso per Calig, Audiovisivi San Paolo e Stradivarius.
L’intero evento sarà reso ancora più magico dalla regia del suono di Luigi Ceccarelli, collaboratore prezioso di Ravenna Festival, che si troverà particolarmente a proprio agio in questa situazione. Il compositore riminese considera infatti il proprio lavoro, più che un’organizzazione di suoni, un’organizzazione di eventi complessi nel tempo. In tutte le proprie opere, anche quelle meramente strumentali, il suono è considerato in rapporto con lo spazio e la percezione visiva. Ceccarelli presenterà per l’occasione in prima assoluta la sua composizione “Armonie dell’ascendente” frutto della elaborazione del canto dei monaci di Drepung Loseling, che il compositore ha registrato e campionato a partire dal concerto inaugurale della “Settimana tibetana”.
Info. 0544 249244 – ravennafestival.org
Biglietto (ingresso non numerato): 20 euro (ridotti 18)
“I giovani al festival”: under 14 (con adulto) € 5 | 14-18 anni 50% sulle tariffe ridotte | Under 26 tariffe ridotte